Little Portugal
Migliaia di portoghesi che vivono da irregolari negli Stati Uniti temono di essere deportati dalla nuova amministrazione Trump: il governo delle Azzorre ha già un piano per i repatriados
Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza prendere l’aereo.
Oggi mi trovi su Domani per spiegare la sentenza del caso Rubiales, l’ex presidente della Federazione calcistica spagnola che nel 2023 aveva baciato in bocca la giocatrice Jennifer Hermoso senza il suo consenso.
E mi trovi anche qui con un numero dedicato alle conseguenze delle politiche anti-immigrazione di Trump sulla comunità portoghese negli Stati Uniti. Non solo: si parla anche di balene, vulcani e ukulele.
Iniziamo!
Little Portugal
Da un mese, il locale di Jack Barreira ha perso gran parte dei suoi clienti.
Non si ferma quasi più nessuno a bere un bicchiere dopo il lavoro. Anche alle prove di ballo e musica c’è meno gente del solito.
“Dall’insediamento del presidente Trump, le persone hanno smesso di venire. È qui e al lavoro che hanno più paura di essere arrestate”, ha spiegato Barreira, proprietario della Casa do Minho, un’associazione frequentata da immigrati portoghesi nella zona ovest di Newark, negli Stati Uniti.
Pochi giorni prima, nello stesso quartiere, conosciuto anche come Little Portugal, l’Ufficio immigrazione ha fatto un’ispezione a sorpresa in un’azienda portoghese che ha portato all’arresto di quattro persone.
Al contrario dell’attività di Barreira, l’ufficio dell’avvocato George Russo non potrebbe essere più frequentato.
I suoi clienti? Migliaia di portoghesi irregolari che temono di essere deportati dalla nuova amministrazione Trump.
La popolazione portoghese e lusodiscendente è tra le più presenti, tra quelle di origine europea, negli Stati Uniti: secondo l’ultimo censimento, sarebbero almeno 600mila persone, mentre altre fonti giornalistiche parlano di uno o due milioni di individui. (Gli italiani, secondo il censimento, sarebbero circa 6 milioni).
Si stima che circa 100mila siano irregolari: secondo l’associazione PALCUS (Portuguese American Leadership Council of the United States), almeno 900 sarebbero in lista per essere deportati.
La maggior parte della diaspora portoghese si concentra in pochi Stati, tra cui New Jersey (dove si trova il quartiere Little Portugal di Newark, dove circa il 40% degli abitanti è lusodiscendente), Massachussetts, Rhode Island, California e Hawaii.
E per una serie di motivi ben precisi, che hanno a che fare con balene, canne da zucchero e vulcani.

La prima ondata di emigrazione portoghese negli Stati Uniti risale infatti all’Ottocento ed è legata alla caccia alla balena. Come avevo scritto in questa newsletter (che ti consiglio di recuperare):
“Per le Azzorre, la svolta arriva tra il Settecento e l’Ottocento, quando i sempre più potenti balenieri statunitense iniziano a fare tappa in queste isole per fare rifornimento, riparare le barche e reclutare nuovi marinai.
Molti isolani scelgono di partire, nella speranza di tornare dalle loro famiglie con più soldi di quanti potessero guadagnare continuando a coltivare arance e allevare bovini”.
Nello stesso periodo, almeno 16mila portoghesi, la maggior parte provenienti dalle Azzorre e da Madeira, si trasferirono alle Hawaii per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero.
Un trasferimento che fu alimentato da un paio di tragiche di coincidenze: la popolazione nativa hawaiana era stata quasi sterminata dalle malattie portate dai colonizzatori, mentre i vigneti che sostenevano l’economia di Madeira erano stati colpiti da un parassita che li aveva decimati.
Ancora oggi, i lusodiscententi sono il quarto principale gruppo etnico alle Hawaii (anche se molti si sono trasferiti nel continente, soprattutto in California): l’eredità portoghese si vede nei malasadas (bignè fritti di Carnevale) e nell’ukulele (che è la versione hawaiana di uno strumento portoghese: il cavaquinho).

Nel 1957, il vulcano Capelinhos, che si trova sull’isola di Faial, alle Azzorre, iniziò a eruttare. E non si fermò per 13 mesi.
L’evento non provocò né morti né feriti, ma prima distrusse le campagne - principale fonte di sostentamento della regione, che ancora oggi è una delle più povere del Portogallo - e poi almeno 300 case.
In aiuto arrivò il governo statunitense, che su iniziativa dei senatori John Pastore e John F. Kennedy (sì, quel Kennedy) nel 1958 approvò l’Azorean Refugee Act, permettendo a circa 1,500 azzorriani di emigrare.
Più di recente, infine, i portoghesi hanno trovato rifugio negli Stati Uniti (come altrove) per sfuggire alla guerra coloniale portoghese in Angola, Guinea-Bissau e Mozambico imposta dal suo regime di Salazar.

“In tutte le amministrazioni di Washington ci sono state deportazioni”, ha specificato Francisco Resendes, azzorriano residente in Massachussetts e direttore del giornale Portuguese Times.
Ed è vero: dal 1989 sono state deportate almeno 1.109 persone di origine azzorriana, ma solo il 20% perché in situazione irregolare. Le altre sono state rispedite alle Azzorre per aver commesso crimini gravi, come prevede la legge statunitense per i cittadini di origine straniera.
Da quest’anno, la proporzione potrebbe invertirsi. E il governo delle Azzorre ha già annunciato di avere un piano per os repatriados, per evitare gli errori commessi tra gli anni Novanta e Duemila.
In quel periodo, infatti, ci fu un picco di deportazioni dagli Stati Uniti che portò all’aumento di persone senza dimora o dipendenti da sostanze nelle isole.
“Ci sono persone che avevano tre mesi quando sono andate negli Stati Uniti: sentono che quello è il loro Paese, la loro cultura”, ha spiegato Fátima Vargas, funzionaria del governo delle Azzorre.
Al momento, due delle nove isole dell’arcipelago hanno un centro di sostegno e reinserimento per i deportati.
E ha aggiunto: “Il problema non è solo l’espulsione in sé, ma il fatto che queste persone, negli Stati Uniti, non potranno mai più tornare”.
Ti è piaciuta la newsletter di oggi?
Ibérica è un progetto indipendente: il tuo sostegno è fondamentale per permettermi di dedicare sempre più tempo e risorse per scoprire e raccontare storie uniche dalla penisola iberica.
Pensaci: per me significa davvero molto!
🗞️ Cuéntame cómo pasó
A inizio febbraio, migliaia di persone hanno partecipato a una nuova protesta contro la crisi abitativa a Madrid (100mila secondo gli organizzatori, 22mila secondo il governo): la prima manifestazione nazionale sul tema è invece prevista per il prossimo 5 aprile. Nel frattempo, il comune di Barcellona ha comprato Casa Orsola, il simbolo della lotta contro la speculazione immobiliare in città, per trasformarla in alloggi pubblici, scatenando un dibattito sul ruolo delle amministrazioni nel mercato immobiliare cittadino.
Lunedì c’è stato un terremoto nell’area metropolitana di Lisbona: è stato di magnitudo 4,7 e non ha fatto né danni, né feriti. Negli ultimi vent’anni, ce ne sono stati almeno 62 e la capitale non è mai stata pronta ad affrontarli sul serio.
Dopo il caso Errejón, ci sono nuove accuse di violenza sessuale nei confronti di un esponente del partito di sinistra spagnolo Podemos: è il caso di Juan Carlos Monedero, cofondatore della formazione, allontanato da tutte le attività nel settembre 2023 dopo che il partito aver ricevuto testimonianze di violenza sessuale contro di lui, senza però rendere pubblica la notizia. Inoltre, è emerso che l'Università Complutense di Madrid ha avviato un'indagine su Monedero, che insegna nell'ateneo, in seguito alla denuncia di una studentessa.
A partire dal primo aprile, Lisbona vieterà la circolazione dei tuk-tuk in 337 strade del centro storico. Questa decisione segue altre restrizioni introdotte nel 2024, come la riduzione delle licenze e la creazione di parcheggi specifici. Le associazioni di categoria sono pronte a fare ricorso.
Un paio di notizie di sport dal Portogallo: è morto Jorge Nuno Pinto da Costa, presidente della squadra di calcio FC Porto per 42 anni, mentre a Nazaré si è tenuta la principale competizione per surfisti di onde giganti (e l’hanno vinta due francesi).
💡Ti occupi di:
Organizzare viaggi e accompagnare persone alla scoperta di Spagna e Portogallo
Far conoscere in Italia il talento di autrici e autori spagnoli e portoghesi
Aiutare le persone che vivono in Italia a trasferirsi in Spagna o Portogallo
Insegnare con passione lo spagnolo o il portoghese
Diffondere prodotti made in Spain o in Portugal in Italia?
Ibérica è lo spazio ideale per far conoscere chi sei e cosa fai a una comunità di persone per cui la penisola iberica non è un posto come tanti altri.
👋 È tutto per oggi!
Se non l’hai ancora fatto, iscriviti a Ibérica: esce una volta a settimana e dentro trovi pezzi di approfondimento, rassegne stampa e contenuti selezionati da Spagna e Portogallo.
A presto,
Roberta