L'onda perfetta
Il surfista Garrett McNamara l'ha trovata a Nazaré, un piccolo villaggio di pescatori in Portogallo
Ciao!
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Anche questo venerdì in fondo alla newsletter trovi uno spazio dedicato alla cucina portoghese a cura di Sara (in arte
), autrice di.Ma prima, la storia di come un piccolo paesino di pescatori in Portogallo è diventato un’ossessione per chi ama il surf estremo.
Iniziamo!
L’onda perfetta
Poteva iniziare in molti modi, e invece è iniziata così: con una mail.
Siamo nel 2005 e il computer del surfista statunitense Garrett McNamara si illumina.
L’indirizzo è sconosciuto, ma la foto in allegato parla da sola: un’onda enorme, alta come un palazzo di dieci piani.
Il mittente è Dino Casimiro, un impiegato del municipio di Nazaré, che per molti portoghesi è sinonimo di vacanze estive.
Finita l’estate, però, Nazaré torna il villaggio di pescatori che era un tempo: desolato e sferzato da onde simili a quella della foto.
Cinque anni dopo quella mail, McNamara arriva finalmente in Portogallo, e per Nazaré e i suoi abitanti cambia tutto.
“Per Nazaré, esiste un prima e un dopo McNamara”, ha spiegato l’imprenditore portoghese Lino Bogalho nella docuserie di HBO 100 Foot Wave.
Il dopo inizia nel 2010, quando il surfista si mette in testa di aver trovato il posto giusto per dare sfogo alla sua ossessione più grande: surfare un’onda alta 30 metri.
L’accoglienza non è delle migliori. A parte qualche volenteroso impiegato del comune come Casimiro, il resto della popolazione di Nazaré ignora McNamara e la sua famiglia.
Per capire il loro punto di vista, bisogna capire come sono fatte Nazaré e le sue onde.
A pochi metri dalla spiaggia inizia il canyon sottomarino più grande d’Europa, profondo circa cinquemila metri.
Attraversandolo questo enorme Grand Canyon subacqueo, le onde acquistano velocità e, allo stesso tempo, diventano imprevedibili.
Mentre in altri posti famosi per le loro onde giganti come Jaws o Maverick, le onde seguono una sequenza precisa e sono molto simili tra loro, a Nazaré è puro caos.
Chi abita a Nazaré lo sa bene: l’oceano dà cibo e lavoro, ma dà anche e soprattutto morte.
McNamara è il primo a credere non solo che le onde di Nazaré possano essere cavalcate, ma soprattutto che sia possibile uscirne tutti interi. Nella maggior parte dei casi, almeno.
“All’inizio nessuno credeva in noi. Oggi nessuno può ignorarci”, ha detto McNamara nel documentario che racconta i suoi 13 anni alla rincorsa dell’onda perfetta.
La migliore arriva nel 2011 e gli fa vincere il Guinness World Record con i suoi 23,8 metri di altezza.
Da lì in poi, Nazaré smette di essere una promessa per diventare il campo di battaglia per surfisti di onde giganti di tutto il mondo e della loro convinzione di essere gli unici e le uniche a poter sfidare la natura.
Alcuni vincono, come Sebastian Steudtner, che nel 2020 ha superato il record di McNamara cavalcando un’onda alta 26,2 metri.
Altri perdono, come secoli di pescatori prima di loro.
Anche nella sua terza vita da capitale del surf, Nazaré resta quello che era: un luogo di sole e di morte. Con un po’ di ego in più in giro.
Per approfondire:
Oltre alla docuserie 100 Foot Wave, ti consiglio di recuperare altri due documentari sul surf, estremo e non: Riding Giants e Step Into Liquid (disponibile su YouTube).
Questo video di Geopop spiega molto meglio di me perché le onde a Nazaré sono così alte.
Come si misura un’onda? È un bel casino.
Anche in Spagna si surfa, forse fin troppo (ma niente onde giganti).
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Para 👀
Fino al 5 novembre, il Complesso San Paolo di Modena ospiterà una mostra personale dell’artista spagnola Ana Juan, autrice del Watchdog dei DIG Awards di quest’anno (se vieni, fai un fischio che ci vediamo!) e di numerose altre opere, tra cui alcune copertine del New Yorker.
Due anni fa, il designer olandese Dave Hakkens ha compato un terreno in Portogallo, vicino a Coimbra, per sperimentare un nuovo modo di vivere, più sostenibile e comunitario. Puoi seguire il suo esperimento su YouTube (grazie per la segnalazione,
!)Che Ibérica sarebbe senza parlare nemmeno un po’ di gentrificazione? Ecco un bel documentario di VD News su Lavapiés, uno degli ultimi quartieri popolari di Madrid.
Para 📖
Ad agosto la casa editrice Voland mi ha inviato Con gli occhi chiusi, scritto dall’autrice basca Edurne Portela e tradotto dalla bravissima Giulia Di Filippo. Il protagonista del libro è Pueblo Chico, un piccolo villaggio immerso nella nebbia dove le ferite della guerra civile spagnola non si sono mai rimarginate. Molto bello.
Nell’ultimo numero della sua newsletter
, Nicolas Lozito ha scritto dell’enorme causa sul clima che sei ragazzi e ragazze portoghesi porteranno la settimana prossima alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Para 🍽️
Para 🍽️è una rubrica bimensile a cura di
, autrice della newsletter.“Anche se la sardinha (sardina) è piú famosa, il carapau (sugarello), suo ‘parente povero’, si presta a delle preparazioni deliziose. In scapece, in agrodolce e sottaceto, questo pesce versatile ed economico. Quando sono giovani (fino ai 13 centimetri) prendono il simpatico nome di jaquinzinhos e sono l’emblema della cucina a basso costo.
Dove mangiarlo:
Tasca Kome è una tipica osteria giapponese nel pieno della Baixa di Lisbona. Un richiamo alla cucina Nanban, la cucina tipica giapponese che nacque a seguito del contatto con i navigatori portoghesi nel Cinquecento: le fritture come la tempura e lo scapece, i budini e le torte soffici vengono da questa meravigliosa fusione culinaria. Chiedete escabeche de carapau, un piatto freddo di pesce fritto e poi conservato in scapece e servito con del riso bianco bollito.
Da Sem Espinhas si trovano i carapaus alimados, una ricetta tipica in cui i pesci vengono prima sfilettati e bolliti, e e rifiniti con un generoso filo di olio d'oliva e succo di limone o aceto, nonché alcune fettine sottili di cipolla, aglio o prezzemolo fresco in cima. Il termine alimar da cui questo piatto prende il nome, si riferisce alla squamatura del pesce.
Da Tico Tico & Novo Rio si mangiano carapaus e jaquinzinhos fritti con in accompagnamento un classico della cucina portoghese povera e familiare: l’arroz de tomate, il riso al pomodoro”.
È tutto per oggi!
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Roberta