Aria di destra
Un reportage da Lisbona dello scrittore (e lettore di Ibérica) Daniele Coltrinari
Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
A inizio settimana sono stata un paio di giorni a Lisbona per un reportage che spero di farti leggere presto.
È stata anche l’occasione per salutare due care lettrici di Ibérica: la giornalista portoghese Catarina Fernandes Martins, protagonista del primissimo numero di questa newsletter, e Sara Cappai, che gestisce l’unica libreria italiana di Lisbona (si chiama Piena e puoi recuperare la sua storia qui).
Oggi quindi mi riposo e lascio spazio a un articolo di Daniele Coltrinari, lisboeta adottivo e autore di reportage e libri, tra cui Lisbona Assurda Speranza, un romanzo breve che racconta il cambiamento della città lusitana negli ultimi anni.
Iniziamo!
Aria di destra
“Basta con questa gente in mezzo alla strada che ruba, non lavora, crea problemi. Il Portogallo deve cambiare”.
È una mattina di fine febbraio e prendo un taxi da Martim Moniz, quartiere semi centrale di Lisbona, per andare all'aeroporto.
È proprio qui che a inizio febbraio alcuni gruppi di estrema destra volevano organizzare una manifestazione contro l’immigrazione.
Alla fine l’hanno fatto qualche via più in là e sono stati accolti da un’ampia contro-manifestazione: in ogni caso, non succedeva da quasi vent'anni.
“Ci sono tante nazionalità differenti che vivono in questo quartiere e non ci sono mai stati conflitti tra loro o con il popolo portoghese, da sempre solidale e accogliente”, ha raccontato Rana Taslim Uddin, 56 anni, leader della comunità bengalese al giornale portoghese Mensagem.
“Negli ultimi decenni, questa comunità ha trasformato il quartiere. Penso ad esempio a Rua do Benformoso, dove la gente aveva paura di venire perchè c'erano droga, violenza e prostituzione.
Abbiamo dato il via alla sua trasformazione in una zona commerciale: oggi è un’area multiculturale che che attrae sia i turisti che i residenti di Lisbona”, ha spiegato Uddin, una delle prime persone bengalesi a trasferirsi in questo quartiere di Lisbona.
“Sono cinquant'anni che rubano tutti, è arrivato il momento di una pulizia che spazzi via i politici corrotti. C'è bisogno di un Portogallo che pensi davvero ai portoghesi: adesso è arrivato il momento di dire basta”.
“Basta” in portoghese si dice “Chega”, che è anche il nome del partito fondato da André Ventura nel 2019 e che secondo gli ultimi sondaggi riceverà circa il 17% dei voti alle prossime elezioni nazionali, in programma per il 10 marzo.
“Il Portogallo ha bisogno di essere ripulito”, recita uno dei suoi manifesti elettorali: il suo programma propone, tra le tante misure anti-immigrazione, un rafforzamento dei controlli alle frontiere e l’espulsione delle persone migranti con precedenti penali o inattive.
Pago e prendo la valigia: salvo imprevisti tornerò a Lisbona prima delle elezioni.
Manca poco più di una settimana al voto e nessun analista politico riesce ancora a prevedere il risultato e, soprattutto, se Chega andrà al governo.
La sua unica possibilità, per quanto preoccupante, è quella di formare una coalizione insieme al centrodestra, che finora però ha smentito qualsiasi indizio di un possibile accordo.
Scendo dal taxi e mi rendo conto che quello che ho sentito dire oggi dall’autista è lo stesso ritornello che sento ripetere sempre più spesso nei ristoranti e nei bar meno turistici ancora presenti in città.
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In Spagna, nel frattempo, si parla (quasi) solo del caso Koldo, ovvero dell’indagine del Tribunale nazionale su Koldo Garcia, consigliere dell’ex ministro dei Trasporti socialista José Luis Ábalos, accusato di presunte irregolarità nell’assegnazione di appalti pubblici per l’acquisto di materiali sanitari durante i primi mesi della pandemia.
Ah, come dimenticarlo: giovedì prossimo è la data limite per l’approvazione della legge di amnistia, che è la base dell’accordo di governo tra i socialisti e il partito indipendentista catalano Junts e che è già saltata una volta. Se ti senti triste, pensa che settimana sarà per Pedro Sánchez.
Domattina ci sarà (l’ennesima) riunione dei sindacati dei poliziotti portoghesi, che sono in rivolta da inizio anno: se vuoi saperne di più, ne ho scritto questa settimana per Domani.
Dani Alves, il calciatore del Barcellona accusato di aver stuprato una ragazza in una discoteca nel 2022, è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere. Finisce così il primo procedimento penale dopo l’approvazione della legge di garanzia della libertà sessuale, la riforma che nel 2022 aveva provocato una grande crisi di governo e tra i movimenti femministi.
Ancora qualche notizia in breve dalla Spagna: il Governo ha introdotto un sistema nazionale di limitazione dei prezzi degli affitti: entra in vigore il 13 marzo, ma dipende dall’approvazione delle regioni. Sánchez ha anche annunciato la Spagna svilupperà un modello di AI in castellano e nelle altre lingue ufficiali (catalano, euskera e galiziano). Secondo un’inchiesta di El País, nel rapporto sugli abusi sessuali sui minori nella Chiesa cattolica spagnola mancano almeno 325 casi. La nazionale di calcio femminile ha vinto la Nations League.
Mentre ero a Lisbona sono riuscita a vedere As Mulheres de Maria Lamas, la prima mostra dedicata alle fotografie della giornalista, scrittrice, pedagogista e intellettuale femminista portoghese Maria Lamas.
Te ne parlo meglio venerdì prossimo, ma se puoi, facci un salto: è nella biblioteca della fondazione Gulbenkian (che è un posto pazzesco), è gratis e dura fino al 28 maggio.
È tutto per oggi!
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A venerdì,
Roberta
A me fa esplodere il cervello che chega voglia dire sia arriva che basta!