Diventare la patria degli expat, una legge alla volta
La più grande campagna di rebranding nazionale degli ultimi anni
Ciao!
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Oggi ti scrivo per la prima volta e siamo già in 123: grazie per la fiducia!
Se non ricordi di aver fatto l’iscrizione, forse sei una delle persone che mi ha aiutato a chiarirmi le idee completando un questionario: spero che Ibérica sia proprio quello che avevi in mente!
Nella newsletter di questo venerdì trovi:
la storia della grande campagna di rebranding nazionale iniziata dal Portogallo dieci anni fa e di una delle sue invenzioni più recenti: la legge sul diritto alla disconnessione;
una breve rassegna stampa su cosa è successo in Spagna e Portogallo negli ultimi giorni;
un’illustrazione dell’artista portoghese con il nome più bello di sempre: Mariana A Miserável.
Iniziamo!
Diventare la patria degli expat, una legge alla volta
Forse ne avrai già sentito parlare: nel 2021, il Portogallo ha approvato un emendamento al suo Codice del lavoro che prevede il “diritto alla disconnessione”.
Dal gennaio del 2022 in poi, i datori di lavoro che contattano i dipendenti fuori dall’orario di lavoro possono essere segnalati alle autorità portoghesi e ricevere fino a 9.690 euro di multa.
Dico che probabilmente ne avrai sentito parlare perché i giornali di tutto il mondo hanno ripreso la notizia, spesso con grande entusiasmo.
In realtà, leggi simili - che però non prevedono sanzioni per i datori di lavoro - erano già state approvate in Francia, Italia e Spagna nel 2016, e negli ultimi tempi anche l’Irlanda e il Belgio sono andati in questa direzione.
Ma la legge portoghese è diversa: è arrivata nel posto giusto, al momento giusto, ovvero a pochi mesi dall’inizio della pandemia in un Paese che è nel bel mezzo di un’enorme campagna di rebranding nazionale.
Ma soprattutto, è una legge abbastanza inutile.
Essere un granellino di sabbia nel Far West
In un episodio del podcast Rough Translation, la giornalista Catarina Fernandes Martins ha provato a fare il punto sul diritto alla disconnessione in Portogallo a sette mesi dalla modifica del Codice del Lavoro.
Il problema è che non si può fare il punto su una legge che, di fatto, non viene applicata.
“Non so quale sia il numero delle denunce”, ha affermato la ministra del Lavoro Ana Mendes Godinho nel podcast. Secondo le ricerche di Fernandes Martins, nessun datore di lavoro è stato accusato pubblicamente e nessuno studio di avvocati è stato contattato per difendere le parti.
Eppure, tra i lavoratori e le lavoratrici portoghesi, i motivi per far valere questo diritto non mancherebbero. Il Portogallo è uno dei paesi in cui si lavorano più ore in Europa (in media 38 ore a settimana, mentre in Italia ne lavoriamo 36). Tre giovani su quattro guadagnano meno di 950 euro al mese. Le persone intervistate da Fernandes Martins raccontano di aver subito diversi abusi sul posto di lavoro, tra le quali le chiamate a notte fonda sembrano forse il male minore.
Il fatto che il diritto alla disconnessione sia un granellino di sabbia in un mondo del lavoro che somiglia sempre più al Far West è uno dei motivi che spinge le persone a non denunciare. Altre hanno paura delle conseguenze, di perdere il lavoro. Altre ancora sanno che, come molte altre leggi, anche questa non verrà applicata.
In portoghese esiste un’espressione per queste leggi: sono leggi “para inglês ver”, da far vedere agli inglesi, come nel caso di quella promulgata dal Brasile nel 1831 sull’abolizione della schiavitù (e che effettivamente non abolì la schiavitù).
“Sono leggi che servono a convincere qualcuno”, spiega la giornalista. Quel qualcuno oggi siamo noi: gli stranieri, i turisti, i digital nomad alla ricerca di un posto dove caricare il pc e prendere qualche lezione di surf.
Dieci anni di avanzi
“L’impressione che ho è che alla popolazione portoghese vengano serviti gli avanzi. Avanzi di leggi sulle tasse, sulle case, sul lavoro e sul turismo pensate per attrarre expat e turisti”, mi ha spiegato Fernandes Martins quando l’ho intervistata per questa newsletter.
“Tutto fa parte di una strategia più ampia, nata intorno al 2012 con l’idea di attrarre investimenti stranieri”, aggiunge (anche se i primi segnali risalgono 2009, con la legge che azzerava le tasse per i pensionati stranieri residenti in Portogallo).
Nel 2012, infatti, il Portogallo ha iniziato a concedere la cittadinanza (attraverso i cosiddetti Golden Visa) a chiunque investa almeno 500mila euro nel mercato immobiliare portoghese o crei almeno 10 posti di lavoro.
Nel 2015, il governo ha approvato una legge che permetteva a chiunque potesse dimostrare di avere antenati ebrei che erano stati costretti a lasciare il Portogallo nel Cinquecento di ottenere la cittadinanza. Sulla carta, è stata presentata come una misura per correggere i danni provocati dall’Inquisizione; nella pratica, l’ennesimo modo per favorire l’arrivo di stranieri (e capitali stranieri, come dimostra il caso del multimilionario Roman Abramovich).
Nel frattempo, il governo - e in particolare l’ex sottosegretaria al turismo Ana Mendes Godinho, oggi ministra del Lavoro - si è sforzato per trasformare il Portogallo in una delle nuove mete del turismo mondiale.
Con la pandemia, l’attenzione si è spostata sulle persone che lavorano da remoto e sui cosiddetti nomadi digitali, specialmente provenienti dagli Stati Uniti, ai quali il Portogallo viene presentato come il paradiso dell’equilibrio tra vita personale e lavorativa, come dimostra questo spot pubblicitario:
Ora le conseguenze di queste scelte politiche iniziano a farsi sentire. “Le persone stanno cominciando a unire i puntini tra l’aumento del costo della vita e delle case e l’arrivo degli expat. Condividono le loro storie, inizia a diffondersi una specie di risentimento nei loro confronti”, spiega Fernandes Martins.
Anche gli expat hanno iniziato ad accorgersi che il gioco è truccato.“Pensateci due volte”, avverte una TikToker americana che vive in Portogallo da un anno.
A metà febbraio, il governo ha fatto un passo indietro sui Golden Visa e presentato al parlamento un pacchetto di misure pensate per regolare il mercato degli affitti.
Per movimenti sociali come Vida Justa, queste proposte non sono abbastanza: lo scorso sabato, 10mila persone sono scese in strada a Lisbona per protestare contro il carovita (incontrando in piazza anche una manifestazione organizzata dagli insegnanti).
Ma per migliaia di persone, portoghesi e non, ormai il danno è fatto. E come insegna la storia di altre città costruite a immagine e somiglianza di turisti ed expat (come Barcellona, ne riparleremo), tornare indietro è molto, molto difficile.
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Una storia da tenere d’occhio: a inizio febbraio, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha offerto la cittadinanza spagnola ai 222 prigionieri politici liberati dal presidente del Nicaragua Daniel Ortega. Per approfondire, ti consiglio la puntata del 16 febbraio del podcast Il Mondo.
Tra il 1950 e il 2022, in Portogallo ci sono stati 4.815 casi accertati di abusi su minori da parte di membri del clero. Lo ha rivelato un’inchiesta realizzata su richiesta di Papa Francesco, simile a quelle già concluse in Australia, Francia, Germania, Irlanda e Paesi Bassi. La commissione che si è occupata dell’inchiesta si è sciolta, ma le denunce continuano ad arrivare (Público).
Un gruppo di media internazionali ha scoperto come funziona Eliminalia, un’azienda fondata dall’imprenditore spagnolo Diego “Dídac” Sánchez che si occupa di far sparire dalla rete le informazioni di interesse pubblico che i suoi clienti considerano ‘scomode’ (su IrpiMedia in italiano, su Forbidden Stories in inglese).
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“Diritto alla casa”, illustrazione di Mariana A Miserável.
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Roberta