Twitter, fai la tua magia!
È così che la nipote di un’artista spagnola dimenticata durante la dittatura ha recuperato i suoi quadri, ora in mostra al museo Thyssen di Madrid
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Iniziamo!
Twitter, fai la tua magia!
Toya Viudes de Velasco ricorda di essere cresciuta in una casa come tante altre a Murcia, una città del Sud della Spagna.
L’unica differenza tra la sua casa e quella delle sue amiche? Il quadro enorme, alto due metri, largo altri due, che ha ereditato dai nonni.
Sulla tela, quattro donne che fanno il bucato in un bosco: in un angolo c’è la firma della sua prozia, RDV.
Anni dopo, Toya ritrova la stessa firma su un altro quadro. Questa volta, però, la tela non si trova a casa di un parente o di un’amica.
È esposta in una delle sale di uno dei musei d’arte più importanti della Spagna: il Museo Reina Sofia di Madrid.
È così che Toya scopre che la sua prozia, Rosario de Velasco, è stata una grande esponente della pittura spagnola degli anni Trenta.
Scopre anche che alcuni dei suoi quadri sono sparsi in altri grandi musei, come il Centre Pompidou di Parigi. Altri sono stati invece esposti alla Biennale di Venezia o al Museo Carnegie di Pittsburgh, negli Stati Uniti, e poi sono spariti.
Così come è sparita anche lei, la prozia che non ha mai conosciuto, dai libri di storia dell’arte.
Toya prova a organizzare una mostra a Murcia per riscattarla dall’oblio. Non ci riesce. L’idea di rendere giustizia all’opera di Rosario torna nel cassetto. E ci resta per anni.
Nel 2020, incontra per caso Miguel Lusarreta, un operatore culturale che si ricorda benissimo dell’opera di Rosario de Velasco esposta al Reina Sofia.
Insieme, decidono di proporre a un altro importante museo madrileno, il Thyssen-Bornemisza, una mostra per riscoprire Rosario de Velasco.
Ma c’è un problema: dove sono finite le centinaia di quadri che Rosario ha dipinto nei suoi circa settant’anni di carriera?
Per trovarli, Toya lancia un appello su Twitter. E Twitter risponde: in un anno, appaiono circa 300 quadri e illustrazioni.
“Abbiamo trovato quadri che conoscevamo bene e anche altri che non avevamo mai visto. Ogni quadro è stato un regalo”, ha raccontato Toya nel podcast Sororas, prodotto dal Museo Thyssen.
Quadro dopo quadro, incontro dopo incontro, Toya ricostruisce anche la vita della prozia.
Nata in una famiglia benestante e cattolica, Rosario inizia a prendere lezioni di pittura all’età di quindici anni dall’ex direttore del museo del Prado Fernando Álvarez de Sotomayor.
Diventa adulta tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, in un momento in cui le donne godevano di una libertà mai sperimentata prima in Spagna.
Ha uno studio tutto per sé, a Madrid, dove dipinge quadri che partecipano a concorsi importanti, come l’Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1932 e il Concorso Nazionale di Pittura nel 1934.
Nel 1936 in Spagna scoppia la guerra civile e Rosario è costretta a fuggire da Madrid: la città, all’inizio della guerra, è zona repubblicana, mentre lei pochi anni prima si era avvicinata alla Falange, partito spagnolo di ideologia fascista, spinta anche dal forte anticlericalismo della sinistra.
Si rifugia a Barcellona, dove è meno conosciuta. Finisce in carcere comunque, denunciata da una vicina. Un conoscente riesce a farla scappare: la sua compagna di cella verrà fucilata il giorno dopo.
Il conoscente è un medico catalano, che pochi giorni dopo diventerà suo marito. Insieme attraversano la frontiera con la Francia e rientrano nel Nord della Spagna, dove si rifugiano da amici.
Finita la guerra, nel 1939, tornano a Barcellona, ma niente è più come prima.
Rosario continua a dipingere e riesce a organizzare la sua prima mostra personale nel 1940, ma nel contesto culturale del postguerra per le donne non c’è posto.
Da quel momento in poi, non ha più uno studio tutto per sé. Si allontana dalla politica. La sua pittura cambia, diventa più astratta, e si rifiuta di trovare un mercante d’arte che possa aiutarla.
Rosario è sempre meno un’artista e sempre più una casalinga con la passione per la pittura.
E resta intrappolata in questo destino fino alla morte, che arriva nel 1991.
Oggi Rosario torna a essere quella che è sempre stata: “una delle grandi artiste della prima metà del Novecento in Spagna”, secondo Elena Rodríguez, commissaria tecnica della mostra “Rosario de Velasco”, in programma al Museo Thyssen di Madrid fino al 15 settembre e al Museo de Bellas Artes di Valencia dal 7 novembre al 16 febbraio 2025.
Ma è solo il primo passo.
La mostra, infatti, raccoglie solo i quadri che Rosario ha dipinto tra gli anni Venti e Quaranta. “Credo che sia giusto esporre tutto quello che ha dipinto e quindi c’è ancora molto lavoro da fare”, ha detto Toya in un’intervista a El País.
“Ma insomma, se siamo riusciti a organizzare una mostra al Thyssen, perché non dovremmo riuscire a organizzarne anche un’altra?”.
Dall’archivio di Ibérica:
La storia di un’altra artista (questa volta portoghese) dimenticata fin troppo a lungo:
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Una Rosario de Velasco vittoriosa, già in tempi pre-Twitter:
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A venerdì,
Roberta
Wow che storia entusiasmante! Ho bevuto d'un fiato ogni singola parola
Che tristezza che fino alla morte sia stata soltanto "una casalinga con la passione per la pittura". Quante donne hanno avuto lo stesso destino nella storia 😥 la mostra è una piccola consolazione, almeno. Grazie per averci raccontato questa storia!