La Riace portoghese
È Fundão, uno dei comuni dell’area interna del Portogallo a essere riuscito a lasciarsi alle spalle lo spopolamento grazie soprattutto all’apertura di un centro di accoglienza
Ciao!
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Nel numero di oggi trovi una storia che volevo raccontare da tempo e che credo dialoghi bene con quello della scorsa settimana (se non l’hai letto, puoi farlo qui).
Iniziamo!
La Riace portoghese
Ranju Mall vive a Fundão, un comune a quasi tre ore di macchina da Lisbona dove vivono persone di 74 nazionalità diverse.
“Quando sono arrivata qui, quattro anni fa, c’era pochissima gente della mia comunità. Oggi aiuto le persone che arrivano dall’India o dal Pakistan a cercare casa, andare dal medico, trovare lavoro”, spiega Mall in questo servizio.
Mall è infatti una dei quaranta mediatori e mediatrici culturali assunti dal comune di Fundão per aiutare migranti, rifugiati, studenti e lavoratori provenienti dall’estero.
Di fatto, oggi il 10% dei circa 13mila abitanti di Fundão sono nati in un Paese che non è il Portogallo.
Ma non è sempre stato così. Anzi.
Fino a cinque anni fa, Fundão era famoso solo per le sue ciliegie.
Oggi è famoso per essere uno dei comuni dell’area interna del Portogallo ad essere riuscito a lasciarsi alle spalle lo spopolamento e attirare persone e posti di lavoro.
Così come in Italia e in Spagna, anche in Portogallo gli effetti del calo demografico si fanno sentire: la popolazione invecchia, quella giovane si sposta nelle grandi città o all’estero.
Per invertire questa tendenza, Fundão nel 2012 decide di puntare sui nomadi digitali.
Toni Barreiros, funzionario comunale, spiega che lui e la sua squadra all’epoca lavorarono a una campagna di promozione internazionale. “Abbiamo insistito per un anno e mezzo. Quanti nomadi digitali sono venuti a Fundão? Nessuno”, racconta.
Ma qualcosa inizia a muoversi: la multinazionale francese Capgemini nota gli annunci e apre una nuova sede lì.
Nel frattempo, il comune decide di cambiare strategia, di ripartire dalle famose ciliegie per pensare al futuro.
Nel 2016, grazie all’aiuto di fondi europei, il comune trasforma un grande edificio abbandonato, l’antico seminario, in un centro di accoglienza per cinquanta lavoratori stagionali.
Due anni dopo, il progetto si amplia e l’ex seminario inizia ad accogliere anche rifugiati e studenti della scuola professionale di Fundão provenienti dai PALOP (acronimo portoghese per indicare i Paesi africani di lingua ufficiale portoghese).
Lo stesso anno, il comune si rende disponibile ad accogliere 19 delle 630 persone migranti salvate nel Mediterraneo dalla nave Aquarius nel 2018, arrivata al porto di Valencia dopo essere stata respinta dall’Italia.
A oggi, il “seminario” ha accolto più di 750 persone migranti, di cui un terzo rifugiati, e numerosi altri lavoratori, lavoratrici, studenti e studentesse. Al centro lavorano circa quaranta persone che si occupano di accompagnarle a livello sociale, amministrativo, professionale e sanitario.
Secondo i dati diffusi dal sindaco di Fundão, Paulo Bernardo Fernandes, membro del PSD (Partido Social Democrata, centrodestra), chi arriva a Fundão in una situazione di vulnerabilità riesce a diventare indipendente in meno di un anno, ovvero quattro volte più velocemente rispetto alla media europea.
Al di fuori delle mura del centro, Fundão è cresciuta poi anche grazie all’arrivo di nuove aziende, attratte dalla disponibilità di manodopera e personale specializzato. (E sì, alla fine è arrivato anche qualche nomade digitale, conferma Barreiros).
“Oggi sta diventando sempre più difficile trovare case in affitto”, spiega Mall, rivelando una delle poche crepe che emerge dal racconto entusiasta che diversi articoli e servizi fanno di Fundão.
“Non siamo l’ONU o un Paese ricco”, afferma Jorge Caldeira, emigrato da un’altra zona del Portogallo a Fundão due anni fa. “Se si aiuta chi arriva ma non chi è di qui, si creano disequilibri”, aggiunge.
La testimonianza di Narion Coelho, fondatrice di un’associazione che offre aiuto alla comunità brasiliana e di un negozio di prodotti provenienti dal Brasile, offre una visione ancora diversa. “Mi hanno detto: tu hai aperto un’attività perché hai ricevuto aiuti, perché sei straniera. Non è vero: mi sono iscritta a un programma di aiuti aperto a tutti e tutti, non solo ai migranti”, spiega.
Nonostante le difficoltà, il sindaco del comune è sicuro della sua scelta: “Il miglior modo che ho trovato per difendere gli interessi degli abitanti di Fundão, in maniera strutturale e a medio-lungo termine, è stato arrivare al punto in cui oggi ci sono ‘fundanensi’ di 74 nazionalità diverse”.
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Para 📆
Inizia oggi Scoprir, la XII Mostra di Cinema Iberoamericano di Roma, che porta in sala una selezione di lungometraggi, cortometraggi e documentari, la maggior parte in anteprima nazionale, che rappresentano il meglio della produzione cinematografica contemporanea dei Paesi di lingua spagnola (Casa del Cinema, Largo Marcello Mastroianni 1, Roma).
Para 📚
Bollettino editoriale: è uscito per Ponte alle Grazie l’ultimo libro di Rosa Montero, intitolato “Il pericolo di essere sana di mente”, dove la scrittrice spagnola esplora il legame tra creatività e instabilità mentale. Mondadori invece ha pubblicato “Ti ho dato gli occhi e hai guardato la notte” di Irene Solà, una delle scrittrici catalane più apprezzate (il suo primo libro l’aveva pubblicato invece Blackie Books). Mi incuriosisce molto “L’indignata”, in uscita per TerraRossa edizioni, il romanzo di Giuliana Zeppegno ambientato durante le proteste degli indignados a Madrid, tra il 2011 e il 2014.
A inizio 2025 dovrebbero anche uscire in Francia, per la casa editrice Stock, le memorie del re emerito Juan Carlos I, con un titolo abbastanza esplicativo: Reconciliación.
Questo linguista dice che tra 50 anni in Brasile non si parlerà più portoghese e io non so se credergli (in spagnolo, su El Confidencial).
In vista della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, consiglio la lettura di questo articolo di
per SKYTG24 su VioGén, un algoritmo che in Spagna viene utilizzato per ottimizzare e automatizzare la valutazione del rischio nei casi di violenza di genere.
“Tutto meraviglioso? Non proprio.
Lo scorso luglio un reportage del New York Times ha messo in evidenza che almeno 247 donne sono state uccise dal loro partner o ex partner, dal 2007, dopo essere state valutate da VioGén: i giornalisti Adam Satariano e Roser Toll Pifarre, che hanno intervistato più di 50 persone tra vittime, parenti, poliziotti e altri esperti, hanno scoperto che nella revisione giudiziaria di 98 di questi omicidi, 55 donne non erano state incluse in programmi di protezione perché la loro situazione era stata definita trascurabile o a basso rischio di recidiva”.
Para 👀
A proposito del 25 novembre (o 25N, dato che in Spagna esiste un numeronimo quasi per tutto), ecco un paio di campagne che ho visto a Barcellona e che mi sono piaciute:
💡Ti occupi di:
Organizzare viaggi e accompagnare persone alla scoperta di Spagna e Portogallo
Far conoscere in Italia il talento di autrici e autori spagnoli e portoghesi
Aiutare le persone che vivono in Italia a trasferirsi in Spagna o Portogallo
Insegnare con passione lo spagnolo o il portoghese
Diffondere prodotti made in Spain o in Portugal in Italia?
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È tutto per oggi!
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A presto,
Roberta
Oh mamma mia le memorie del re Juan Carlos! Brividi 🤦🏻♀️