È finita la festa
Si chiama così la più grande sorpresa delle elezioni europee in Spagna: una nuova formazione di estrema destra guidata dall’influencer antisistema Alvise Pérez
Ciao!
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Si è parlato molto poco in Italia dei risultati delle elezioni europee in Spagna e Portogallo (e con ragione, dato tutto quello che sta succedendo in Francia: per saperne di più ti consiglio di seguire burrosalato, la newsletter del giornalista Daniel Peyronel).
Eppure, un paio di cose interessanti sono successe anche qui e non vedo l’ora di raccontartele.
Iniziamo!
Le europee in 🇪🇸
Il centrodestra (Partido Popular) ha superato di 2 seggi il centrosinistra (il Partito socialista, guidato dal primo ministro Pedro Sánchez). Una buona notizia per i popolari? Non troppo: per loro, queste elezioni erano l’ennesimo plebiscito su Sánchez e i socialisti hanno resistito bene.
La sinistra radicale (Sumar e Podemos) si è presentata divisa e ne ha pagato le conseguenze: tre seggi per Sumar, la piattaforma guidata dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz che alle scorse elezioni ne aveva guadagnati più del doppio, e due per Podemos, che fino all’anno scorso era invece al governo con Sánchez. Hanno imparato la lezione? Non sembra: dopo le elezioni, Díaz ha lasciato la leadership di Sumar, a un solo anno dalla fondazione del partito.
Bene, ma non benissimo per il partito di estrema destra Vox, che ha ottenuto due seggi in più rispetto al 2019 ed è passato da quinta a terza forza politica più votata in Spagna. Perché non benissimo? Soprattutto a causa di Alvise Pérez e dalla sua lista civica di estrema destra, Se acabó la fiesta (ovvero, “è finita la festa”) che, a tre mesi dalla sua nascita, ha guadagnato 800mila voti e tre seggi al Parlamento Europeo.
È finita la festa
Ma chi è Alvise Pérez?
Un politico senza un partito, dato che lui non crede nella “partitocrazia” (che è un altro modo per dire democrazia).
Un influencer di estrema destra che raggiunge quasi un milione di persone su Instagram e 500mila su Telegram, dove condivide foto private di giornalisti e politici, teorie del complotto e notizie false o fuorvianti.
“La prima volta che Alvise è entrato nei nostri radar è stato nel 2020, quando ha iniziato a diffondere notizie false sui vaccini”, ha raccontato in questa puntata del podcast Un tema al día il giornalista specializzato in tecnologia Carlos del Castillo.
E prima? Prima Pérez studia scienze politiche, senza mai finire gli studi. Abbandonata l’università, va nel Regno Unito, dove lavora per i liberali inglesi. Poi torna in Spagna, dove diventa capo di gabinetto di uno dei deputati regionali del partito centrista Ciudadanos.
“È durato un anno. Non si sentiva a suo agio con alcuni dei messaggi del partito, soprattutto quelli che riguardavano la violenza di genere, quindi se n’è andato”, ha raccontato un ex membro di Ciudadanos al giornale El País.
Uscito da Ciudadanos, Alvise si avvicina a Vox, ma le cose non vanno bene. Quindi, decide di fare da solo. Nel 2017 apre il suo profilo Instagram, nel 2018 il canale Telegram.
Alvise Pérez non ha molte idee originali, ma è molto bravo a copiare:
Ha preso dal presidente argentino Javier Milei l’idea di sorteggiare chi riceverà il suo stipendio da eurodeputato, una strategia formidabile di acquisizione di nuovi elettori (e di fidelizzazione di quelli che ha già);
Ha copiato al presidente di El Salvador, Nayib Bukele, l’idea di costruire un’enorme carcere dove rinchiudere tutti i membri delle bande di narcotraffico;
Ma soprattutto, ha copiato all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump la retorica della frode elettorale. Secondo Pérez e i suoi seguaci, infatti, Sánchez non è il primo ministro legittimo della Spagna, dato che la maggioranza dei voti alle scorse elezioni erano andati al suo avversario di centrodestra, Alberto Nunez Feijóo. (In realtà, Feijóo non aveva guadagnato abbastanza seggi né per governare da solo, né con il suo alleato, Vox).
“Alvise è anche uno dei primi a portare in Spagna l’idea delle irregolarità del voto per posta, una teoria molto popolare negli Stati Uniti, e che qui la destra non si era mai neanche sognata di mettere in discussione”, ha commentato del Castillo.
Ed è proprio qui, la differenza tra Se acabó la fiesta (per gli amici, SALF) e Vox: il rapporto con il “sistema”. Mentre Vox difende il decoro e il rispetto della legge, la formazione di Alvise Pérez critica duramente sia il sistema politico che quello giudiziario spagnolo.
E non senza conseguenze: non è ben chiaro quante siano, ma Pérez ha diverse cause civili e penali in corso, e si è candidato, in maniera abbastanza esplicita, per ottenere l’immunità da europarlamentare.
E, visto com’è andata, la otterrà.
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Le europee in 🇵🇹
Vince, per un solo seggio, il partito socialista, e non è una buona notizia per il centrodestra (il Partido Social Democrata), che dopo le elezioni del marzo di quest’anno ha formato un debole governo di minoranza.
Anche in Portogallo, le sorprese vengono dall’estrema destra: Chega, che dopo aver guadagnato 50 deputati alle scorse elezioni legislative, questa volta ha eletto due eurodeputati, proprio come il partito di centrodestra liberale Iniziativa Liberal (IL). Il motivo? CNN Portugal parla dell’“effetto Cotrim”, dal cognome del capolista di IL alle europee, molto più convincente del candidato dell’estrema destra, Tânger Corrêa, spesso messo in secondo piano dalla sete di protagonismo del leader di Chega, André Ventura (qui il profilo che avevo scritto su di lui qualche mese fa).
Tessere elettorali, addio!
Domenica scorsa è stata la prima volta in cui la popolazione portoghese ha potuto votare da qualsiasi seggio elettorale e solo con la propria carta d’identità, grazie alla digitalizzazione delle tessere elettorali.
Da anni, infatti, l’astensione è un grande problema per la politica portoghese.
E quest’anno, le previsioni non erano le migliori, dato che molte persone avrebbero approfittato del lunedì festivo per fare un weekend lontano da casa (il 10 giugno è il Dia de Portugal, de Camões e das Comunidades Portuguesas: il giorno del Portogallo, delle comunità portoghesi e del famoso scrittore Luís de Camões).
Rispetto alle elezioni europee del 2019, il tasso di astensione in Portogallo è sceso dal 69% al 63%.
Chi non viene accusato si rivede
Il Portogallo ha candidato ufficialmente l’ex primo ministro António Costa alla presidenza del Consiglio Europeo. A farlo è stato il suo successore e rivale politico, l’attuale primo ministro di centrodestra Luís Montenegro.
Eppure, le indagini che hanno portato alle dimissioni di Costa a novembre per presunta corruzione non sono ancora finite, come spiega bene Aitor Hernández-Morales su Politico.
A Bruxelles, però, questo sembra un dettaglio da poco: Costa ha già ricevuto, anche se in via informale, il sostegno di Sánchez, che sarà uno dei negoziatori socialisti insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz nella scelta delle cariche ai vertici delle istituzioni europee.
La sua principale avversaria sarà la prima ministra danese Mette Frederiksen, che invece raccoglie consensi tra i Paesi del Nord Europa per il suo approccio alla difesa e alla migrazione.
La decisione verrà presa durante il prossimo Consiglio Europeo, che si terrà il 27 e 28 giugno.
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A venerdì,
Roberta
Mamma mia, che incubo questo Pérez! Grazie per avere sviscerato così bene le sue "scopiazzature".
Un altro punto del perché Chega ha ottenuto così poco è legato al fatto che chi ha votato per loro alle legislative è tornato tra il popolo dell'astensione. In Algarve i dati sono impressionanti, in pratica una regione affetta da disturbo dissociativo di personalità.