Cos'è successo alla fine in Portogallo
A prima vista, il risultato delle elezioni di domenica sembra un pareggio. In realtà, il Portogallo ha già i suoi vincitori e i suoi vinti.
Ciao!
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Come promesso, oggi facciamo il punto sui risultati delle elezioni in Portogallo. Se hai poco tempo, questa frase della giornalista portoghese Joana Ramiro li riassume alla perfezione:
A cinquanta giorni dal cinquantesimo anniversario della Rivoluzione portoghese, che mise fine a quasi 50 anni di dittatura, il Portogallo si è svegliato con 50 nuovi parlamentari di estrema destra.
Se la politica non è il tuo forte, tieni duro: la prossima settimana torniamo in Spagna e parliamo di tutt’altro.
Oggi, invece, iniziamo!
Pareggio tecnico
A prima vista sembra un pareggio tecnico: il PSD (centrodestra) ha ottenuto il 29% dei voti, i socialisti il 28%.
In realtà, il Portogallo ha già i suoi vincitori e i suoi vinti:
A Luís Montenegro, leader del centrodestra, bastava un solo voto in più dei socialisti per cantare vittoria, e ne ha avuti più di 50mila: ora si aspetta che il presidente della Repubblica gli dia la possibilità di formare un nuovo governo.
La rivincita del centrodestra non è nulla in confronto ai risultati di Chega: il partito di André Ventura è ufficialmente la terza forza politica del Paese, ha quadruplicato i suoi deputati ed è riuscito a strappare l’intera regione dell’Algarve ai socialisti e alcuni distretti storicamente di sinistra come Setúbal, Portalegre e Beja ai comunisti.
L’unico partito certo della sua sconfitta è quello socialista, talmente certo che il suo segretario, Pedro Nuno Santos, non ha nemmeno aspettato la fine del conteggio dei voti per rivendicare la sua posizione come leader dell’opposizione. Nonostante abbia raccolto un numero di voti simili a quelli del centrodestra, il PS viene infatti da otto anni al governo, di cui due di maggioranza assoluta, che si sono conclusi lo scorso novembre con le dimissioni dell’ex primo ministro António Costa, coinvolto in un’indagine per presunta prevaricazione.
E quindi, che succede adesso? Trovi qualche ipotesi su Domani e in questo numero della newsletter
.Una storia
Seduto nel suo ufficio all’interno del palazzo comunale di Sintra, Nuno Afonso riordina la sua scrivania.
Dalla finestra socchiusa arriva il rumore dei tuk tuk alla ricerca di turisti disorientati da portare all’entrata del Palácio da Pena, il motivo per cui ogni anno milioni di persone fanno un viaggio in treno di quasi un’ora da Lisbona per venire fin qui.
Quando ha finito, Afonso indica la foto di una bambina e commenta: “Gli stranieri che arrivano in Portogallo ricevono una casa dallo Stato. Tra qualche anno, forse, mia figlia non riuscirà invece a pagarsi un affitto e resterà a vivere con me fino ai 30 o 40 anni. Le sembra giusto?”.
Inizia così il reportage che ho scritto da Mem Martins, la freguesia (a metà tra un quartiere e un comune, a livello amministrativo) in cui è nato il leader dell’estrema destra André Ventura.
In un’intervista al quotidiano portoghese l’Expresso, Ventura l’ha descritto come “il più grande dormitorio di Lisbona, e non esiste dormitorio senza confusione sociale, etnica e razziale. Sembra di stare in Africa”.
Oggi, però, a Mem Martins, in pochi credono alla sua retorica.
Non ci credono Fabio e Hugo Vieira, che vivono nel quartiere Cruzeiro di Mem Martins, a due strade di distanza dalla casa dei genitori di André Ventura.
E non ci crede neanche Nuno Afonso, co-fondatore di Chega e amico d’infanzia di Ventura, che l’anno scorso ha lasciato il partito.
Un commento
Il miglior commento che ho letto sulle elezioni di domenica l’ha scritto Pedro Santo Guerreiro, direttore esecutivo di CNN Portugal. Te lo traduco e riassumo qui:
Un bel giorno di novembre, il Pubblico Ministero ha deciso di giocare a guardia e ladri e far cadere un primo ministro, ancora oggi non sappiamo bene perché. Quattro mesi dopo, abbiamo un governo fragile, un parlamento spaccato e quasi 50 parlamentari di estrema destra. […]
In conclusione, Lucília Gago lascia una traccia disastrosa come procuratrice generale della Repubblica. Scriverlo non servirà a molto: non lascerà il suo posto, deve finire il suo mandato.
Al contrario dell’ultimo primo ministro. E, probabilmente, al contrario anche del prossimo.
Grazie di tutto, Lucília Gago.
Una promessa
“Quando i giornali si occupano delle elezioni nei vari paesi del mondo, anche con accenni alle problematiche socioeconomiche del posto, quello di cui poi si sente la mancanza è cos’è successo dopo, chi ha vinto le elezioni.
E noi lettori rimaniamo ‘appesi’.
Per esempio, ero interessato alle elezioni in Finlandia. E poi? Mi sono dovuto documentare in rete”, ha raccontato la settimana scorsa un lettore di Internazionale, Stefano, in un’email alla redazione.
“A volte il seguito di una notizia è perfino più importante della notizia stessa. Cercare di capire cos’è successo dopo, come giustamente invita a fare Stefano, è essenziale. E anche capire cos’è successo prima. Perché le notizie sono sempre parte di un processo lungo e ampio”, ha risposto Giovanni De Mauro, direttore della rivista.
Ecco, la promessa di Ibérica è un po’ questa: raccontarti cosa succede, settimana dopo settimana, in Spagna e Portogallo. Prima, dopo e durante le elezioni.
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Roberta
Ecco, anche a me come il lettore Stefano capita spesso di chiedermi "Cos'è successo dopo?". Grazie per avere raccontato anche questo pezzetto sul Portogallo.
Mi spiace doverlo segnalare così, ma "l’hanno scorso ha lasciato il partito" si scrive senza l'H
Se mette nella newsletter un indirizzo mail è più facile interagire in questi casi.
Grazie