Hanno vinto tutti (tranne quelli che dovevano vincere)
Come sono andate le elezioni in Spagna e cosa succederà nei prossimi giorni
Ciao!
Questa è un’edizione speciale di Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
Di solito ti scrivo il venerdì, ma oggi ho voluto fare un’eccezione per fare il punto sui risultati delle elezioni generali che ci sono state ieri in Spagna, com’è andata la campagna elettorale e cosa succederà nei prossimi giorni.
Alla fine della newsletter trovi anche una selezione di video e meme elettorali da non perdere.
Iniziamo!
I risultati:
Il Partido Popular (Pp, centrodestra) è il primo partito, con il 33% dei voti e 136 seggi. Non si può dire, però, che abbia vinto: si aspettava di raggiungere la maggioranza assoluta (176 seggi) da solo o con Vox (estrema destra).
È una sconfitta soprattutto per il suo leader, Alberto Núñez Feijóo, la cui posizione è a rischio: durante il suo discorso ieri sera, alcuni sostenitori hanno gridato il nome di Isabel Ayuso, che potrebbe sostituirlo alla guida del partito.
Il Partito socialista (Psoe, centrosinistra) ha preso il 31% dei voti e 122 seggi, superando i risultati delle elezioni del 2019. Il partito del presidente Pedro Sánchez ha resistito all’ascesa della destra e rimane il favorito per creare un nuovo governo (che potrebbe essere una versione un po’ aggiornata di quello vecchio, ma ci arriviamo).
Al terzo posto Vox, con il 12,39% dei voti, il 3% in meno che nel 2019 e molto al di sotto delle aspettative. Una possibile alleanza con il Pp non basterebbe per raggiungere la maggioranza assoluta e nessun altro partito vuole patteggiare con l’estrema destra.
La quarta forza è Sumar, con il 12,27% dei voti, poco meno di Vox. La piattaforma politica guidata dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz ha preso meno voti di quelli di Podemos alle scorse elezioni, ma ha retto bene agli attacchi della destra durante la campagna elettorale.
Nelle puntate precedenti:
Una campagna elettorale breve ma molto polarizzata, una novità per la Spagna.
Visto il caldo degli ultimi giorni, un’analisi dei programmi elettorali su clima e ambiente.
La rinascita dei partiti iper-locali della Spagna rurale.
Nelle prossime puntate:
Il 17 agosto i nuovi ministri entrano in parlamento e da quel giorno il re Felipe VI inizierà le consultazioni per stabilire chi si occuperà di formare un nuovo governo.
Il Pp è il partito che ha preso più voti, ma anche alleandosi con Vox e altri due partiti regionali (UPN e CC) riuscirebbe a formare un governo di maggioranza. Feijóo non ha escluso un’alleanza con il nemico Psoe, ma sarebbe una capovolta politica non indifferente.
Il Psoe di Sánchez ha preso meno voti, ma ha un’alleanza assicurata con Sumar e potrebbe provare a negoziare con il resto dell’arco politico spagnolo, inclusi i partiti indipendentisti baschi e catalani.
Il colpo di scena: il Partito socialista è stato il partito più votato in Catalogna (!), ma le sorti di un nuovo governo restano nelle mani dei partiti indipendentisti della regione (!!!), e in particolare in quelle di Junts (il partito di Carles Puigdemont, ancora in auto-esilio a Bruxelles). Junts ha già fatto sapere che non sosterrà mai il Psoe, ma la strada verso il 17 agosto è ancora lunga.
Come promesso:
Questo memino crossover Barbie x Sumar.
I ministri del Psoe che festeggiano ballando Pedro di Raffaella Carrà.
La faccia di Puigdemont adesso.
Il re emerito Juan Carlos I aveva detto che sarebbe tornato definitivamente in Spagna se la destra avesse vinto. C’è un meme anche per lui.
È tutto per oggi!
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Ti ricordo che Ibérica è in modalità estiva: ci rileggiamo venerdì 11 agosto!
A presto,
Roberta