L'isola dei tedeschi
O di come Maiorca è (quasi) diventata il diciassettesimo Stato della repubblica federale tedesca
Ciao!
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A fine settembre sono stata una settimana in vacanza con la mia ragazza a Maiorca.
Non c’eravamo mai state e abbiamo passato tutto il tempo a farci la stessa domanda: perché qui ci sono così tanti tedeschi?
Ma soprattutto: perché ci sono così tanti negozi in tedesco, quotidiani locali in tedesco, agenzie immobiliari tedesche e addirittura intere aree residenziali acquistate da cittadini tedeschi?
Ho passato le ultime settimane a fare un po’ di ricerca ed ecco cosa ho scoperto.
Iniziamo!
L'isola dei tedeschi
Nel 1993, un deputato tedesco suggerì a un giornalista del quotidiano Bild che il governo federale avrebbe dovuto contattare con urgenza quello spagnolo. L’obiettivo? Comprare l’isola di Maiorca.
Anni dopo, Dionys Jobst, autore della proposta, raccontò al Mallorca Magazin che si trattava di uno scherzo. All’epoca, invece, la stampa lo prese molto sul serio.
Bild titolò l’intervista “Maiorca dev’essere tedesca” e la battezzò il “diciassettesimo Bundesland”, ovvero, il diciassettesimo Stato della repubblica federale tedesca.
Nell’articolo, un secondo deputato, Peter Ramsauer, precisò che anche affittarla per 99 anni non sarebbe stato poi così male.
I loro tentativi di convincere il governo non andò a buon fine, ma la riflessione che sollevò resta attuale.
Oggi l’isola infatti riceve dalla Germania non solo turisti, ma anche nuovi cittadini: nel 2022 all’anagrafe di Maiorca erano registrate 15.385 persone nate in Germania, un numero che secondo alcuni ricercatori è ben lontano dai cittadini tedeschi che vivono sull’isola, che potrebbe aggirarsi intorno ai 60mila.
Ma da dove viene il legame tra la Germania e Maiorca (o Malle, come spesso viene chiamata in tedesco)?
Come Ibiza, anche Maiorca diventa il rifugio di numerosi intellettuali, artisti, scrittori e politici dopo l’ascesa al potere di Hitler.
In particolare, nel 1933 si stima che siano arrivati circa 2mila tedeschi, che però non restarono a Maiorca per molto.
Con l’aiuto dell’aviazione fascista italiana, nel 1936 Maiorca cade in poco tempo in mano ai nazionalisti spagnoli, guidati dal generale e poi dittatore Francisco Franco, e la maggior parte degli esuli tedeschi lascia l’isola.
(In questo periodo, nell’immaginario locale resta impressa la figura di un fascista italiano, soprannominato “Conde Rossi”, che stermina gli oppositori repubblicani. In realtà, il “Conde Rossi” non era un conte e non faceva neanche di cognome Rossi: si chiamava Arconovaldo Bonacorsi ed era un convinto squadrista. Tutto il resto, purtroppo, è vero).
E poi?
Poi il destino di Maiorca segue quello del resto della Spagna.
Guerra. Carestia. La bancarotta, evitata per un soffio, grazie a un nuovo piano economico basato sul turismo di massa (ehi, in archivio c’è un’intera newsletter proprio su questo!).
Maiorca si trasforma da rifugio politico a oasi mediterranea, anche se negli anni Sessanta i turisti tedeschi preferiscono battezzarla “Putzfraueninsel”, ovvero “l’isola delle collaboratrici domestiche”: persino un cittadino o una cittadina tedesca con uno stipendio molto basso poteva permettersi, all’epoca, di viaggiare a Maiorca.
Il passaggio da turisti a residenti si consolida poi negli anni Ottanta, con l’entrata della Spagna nell’Unione europea e un periodo di grandi benefici fiscali per i cittadini tedeschi che decidono di investire all’estero.
In quel momento, la crisi del mondo rurale, aggravata dal mancato ricambio generazionale nelle campagne maiorchine, e il cambio molto favorevole tra il marco e le pesetas genera un clima ideale per la vendita di proprietà ai tedeschi.
“Prima i tedeschi stavano negli hotel: i figli dei primi turisti iniziarono a comprare case per trasferirsi qui, tutto l’anno o solo d’estate, soprattutto a Calvià, a Llucmajor e sulla costa orientale”, spiega Antonio Salvà, professore di Geografia umana all’Università delle Isole Baleari.
Negli ultimi dieci anni, il numero di cittadini tedeschi residenti a Maiorca si è dimezzato, mentre quello dei turisti, dopo una breve pausa causata dalla pandemia, resta costante.
Eppure, come spiega l'agente immobiliare Hans Lenz, per comprare una casa sull’isola i cittadini tedeschi "sono disposti a pagare un prezzo molto alto, persino più alto che in Germania. Quando ero piccolo, Maiorca era economica, ma ora è molto più cara, anche per noi”.
E ha aggiunto: "Le persone che comprano a Maiorca conoscono molto bene l'isola, hanno legami sociali con amici e famiglia. Con la pandemia, è diventato più comune che lavorino qui per un periodo. Non parlo solo di nomadi digitali, ma anche di persone che fanno parte di grandi consigli di amministrazione in Germania".
Non solo: a Maiorca come a Stoccarda, esistono canali televisivi in tedesco, radio in tedesco, giornali in tedesco, prodotti alimentari tedeschi nei supermercati e intere comunità di professionisti - elettricisti, architetti, avvocati, medici - tedeschi.
La scarsa integrazione linguistica e culturale è uno dei temi più sensibili per la popolazione locale, insieme alle conseguenze economiche e sociali del turismo di massa.
“Com'è possibile che con questi numeri da record di turisti non solo non siamo ricchi, ma siamo scesi di diverse posizioni nella classifica delle regioni spagnole per reddito pro capite?”, si è chiesto Joan Buades, fondatore del partito ecologista Els Verds en Balears e ricercatore universitario sul turismo alle Baleari.
"La ricchezza non è arrivata alla gente del posto, perché in molti casi gli imprenditori la portano nei paradisi fiscali. C’è stato un progressivo impoverimento, ma la società è in larga misura convinta che il turismo sia buono in sé e accetta disciplinatamente che venga il numero più grande possibile di turisti”, ha aggiunto.
La domanda da un milione di dollari - o meglio, dai 16.510 milioni di euro che si stima il turismo abbia generato a Maiorca nel 2022 - è come cambiare le cose.
"Diversificare l'economia è un concetto che si è popolarizzato non solo nelle Baleari, ma in tutta la Spagna, come se fosse qualcosa che si può fare da un giorno all’altro", spiega Carles Manera, ex membro del governo regionale.
"La storia economica ci insegna che sono processi lunghi che richiedono alti costi di transizione", aggiunge.
Nel frattempo, come ha scritto la compagnia aerea EasyJet sui suoi cartelloni pubblicitari nel 2018, “Das schönste an Deutschland: Mallorca”.
Ovvero, il meglio della Germania resta Maiorca.
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