La specie che doveva risollevare le sorti dei pescatori del Tago ha portato alla creazione di una rete criminale internazionale. E a più di qualche problema di salute per i consumatori.
Ciao! L'ho letto anche io e me lo sono chiesta (anche se non sono abbastanza esperta in biologia per definire con precisione la differenza tra una vongola mediterranea e una filippina, credo sia una questione, oltre che di origine, di dimensioni, ma potrei sbagliarmi). A priori, oltre a essere una specie invasiva - ma che ne sono molte! -, la vongola filippina non "fa male" di per sé, è il contesto in cui viene pescata/allevata a fare la differenza. La domanda che mi farei è: qual è il contesto degli allevamenti sul delta del Po?
Per vedere dal vivo, basta recarsi a Alcochete, nei parcheggi sotto i pini a pochi metri dalla spiaggia fluviale, e vedere un traffico di borse che vanno e vengono.
Venditori? Molti “ciganos”.
Acquirenti? Pochi clienti delle tascas dove un piatto di “ameijoas a bulhao paro” viene dato per pochi euro si chiedono da dove effettivamente arriva il prodotto. Ahimè.
I ristoranti seri (dalle tascas ai bistrot di lusso) ovviamente comprano tutto tracciabile. Ma ogni mattina si può assistere a questa strana compravendita.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza! Mi sembra una storia affascinante: quando ho letto la notizia dell'incidente a inizio gennaio (collisione tra nave turistica e barca di pescatori davanti a Lisbona) ho pensato che fosse l'ennesimo "scontro" tra economia tradizionale e turismo. Invece, sulla barca hanno trovato una specie di draga e quindi sui giornali si è ricominciato a parlare della pesca illegale delle vongole, dove da dieci anni la situazione è pressocché ferma. Per caso hai visto anche le abitazioni in cui vivono molti raccolgitori di vongole? Nel reportage "Escravos do rio" ne parlano e non ho avuto spazio per approfondire nella newsletter, ma anche quello è un risvolto negativo interessante.
Non ho visto le abitazioni, sospetto che chi le vendeva (nel caso che ho visto io, zingari) non fosse chi le aveva raccolte. Però fa impressione pensare a questo mercato parallelo e illegale, che mette a repentaglio la salute pubblica di chi consuma (senza parlare di chi raccoglie come hai scritto bene nell’articolo, altro problema che il governo, la gastronomia e il settore ignorano bellamente).
Ciao Roberta, avevo letto la storia della maledetta vongola qualche anno fa, nel numero di Passenger, mentre mi trovavo a Lisbona, ma poi l'ho "dimenticata". Ricordo - grazie a te - che mi aveva colpita moltissimo, soprattutto per via della situazione surreale in cui si trovava (e si trova) ad agire la polizia.
A proposito di animali e allevamenti, mi viene in mente che durante lo stesso viaggio in Portogallo, avevo incontrato alcune strutture curiose lungo i fiumi, per l'addestramento di piccioni viaggiatori. Mi hanno poi raccontato che in Portogallo si tengono persino dei campionati in cui i piccioni si sfidano in una serie di competizioni...
Non so, magari è un buon tema per una futura puntata :)
Ciao Sara, grazie a te per averla "ri"-letta :) E grazie anche per la dritta sui piccioni, mi sembra un'altra storia assurda e affascinante, farò sicuramente ricerca!!
E pensare che ho letto su tanti giornali che noi vogliamo importare le vongole dal Portogallo per ripopolare gli allevamenti sul delta del Po!!
Speriamo che non siano le stesse....
Ciao! L'ho letto anche io e me lo sono chiesta (anche se non sono abbastanza esperta in biologia per definire con precisione la differenza tra una vongola mediterranea e una filippina, credo sia una questione, oltre che di origine, di dimensioni, ma potrei sbagliarmi). A priori, oltre a essere una specie invasiva - ma che ne sono molte! -, la vongola filippina non "fa male" di per sé, è il contesto in cui viene pescata/allevata a fare la differenza. La domanda che mi farei è: qual è il contesto degli allevamenti sul delta del Po?
Si, è quello che mi chiedo anche io, parliamo di un fiume che attraversa Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto....
Per vedere dal vivo, basta recarsi a Alcochete, nei parcheggi sotto i pini a pochi metri dalla spiaggia fluviale, e vedere un traffico di borse che vanno e vengono.
Venditori? Molti “ciganos”.
Acquirenti? Pochi clienti delle tascas dove un piatto di “ameijoas a bulhao paro” viene dato per pochi euro si chiedono da dove effettivamente arriva il prodotto. Ahimè.
I ristoranti seri (dalle tascas ai bistrot di lusso) ovviamente comprano tutto tracciabile. Ma ogni mattina si può assistere a questa strana compravendita.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza! Mi sembra una storia affascinante: quando ho letto la notizia dell'incidente a inizio gennaio (collisione tra nave turistica e barca di pescatori davanti a Lisbona) ho pensato che fosse l'ennesimo "scontro" tra economia tradizionale e turismo. Invece, sulla barca hanno trovato una specie di draga e quindi sui giornali si è ricominciato a parlare della pesca illegale delle vongole, dove da dieci anni la situazione è pressocché ferma. Per caso hai visto anche le abitazioni in cui vivono molti raccolgitori di vongole? Nel reportage "Escravos do rio" ne parlano e non ho avuto spazio per approfondire nella newsletter, ma anche quello è un risvolto negativo interessante.
Non ho visto le abitazioni, sospetto che chi le vendeva (nel caso che ho visto io, zingari) non fosse chi le aveva raccolte. Però fa impressione pensare a questo mercato parallelo e illegale, che mette a repentaglio la salute pubblica di chi consuma (senza parlare di chi raccoglie come hai scritto bene nell’articolo, altro problema che il governo, la gastronomia e il settore ignorano bellamente).
Ciao Roberta, avevo letto la storia della maledetta vongola qualche anno fa, nel numero di Passenger, mentre mi trovavo a Lisbona, ma poi l'ho "dimenticata". Ricordo - grazie a te - che mi aveva colpita moltissimo, soprattutto per via della situazione surreale in cui si trovava (e si trova) ad agire la polizia.
A proposito di animali e allevamenti, mi viene in mente che durante lo stesso viaggio in Portogallo, avevo incontrato alcune strutture curiose lungo i fiumi, per l'addestramento di piccioni viaggiatori. Mi hanno poi raccontato che in Portogallo si tengono persino dei campionati in cui i piccioni si sfidano in una serie di competizioni...
Non so, magari è un buon tema per una futura puntata :)
Ciao Sara, grazie a te per averla "ri"-letta :) E grazie anche per la dritta sui piccioni, mi sembra un'altra storia assurda e affascinante, farò sicuramente ricerca!!