Oltre Almodóvar
Quando pensiamo alla Spagna, lo facciamo attraverso l'immaginario di quest'artista. Ma la letteratura potrebbe aiutarci a conoscere una Spagna nuova, più vicina alla realtà.
Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
Manca poco a Sant Jordi, patrono della Catalogna: in suo onore, martedì 23 aprile le strade delle città catalane si riempiranno di libri e di rose.
Rose, per ricordare il sangue del drago che Jordi, da buon cavaliere, sconfisse per salvare la vita della principessa di Montblanc (se vuoi approfondire, ti rimando a questo numero di
).Libri, perché, in maniera un po’ meno pittoresca, il 23 aprile è la Giornata mondiale del libro.
Per portare un po’ dello spirito di Sant Jordi in questa newsletter, oggi intervisto Marco Ottaiano, professore di lingua e letteratura spagnola all'Università di Napoli L'Orientale, ispanista e traduttore letterario.
Come avevamo fatto con Roberto Francavilla per quella portoghese qualche tempo fa, oggi cercheremo qualche risposta alla domanda: perché la letteratura spagnola è così poco conosciuta in Italia?
Iniziamo!
Oltre Almodóvar
Com’è nata la sua passione per la lingua spagnola?
Nasce all’università. All’inizio lo spagnolo era per me solo la seconda lingua, quella da accompagnare all’inglese, nel mio percorso accademico. Mi ha conquistato un po’ alla volta, con la ricchezza della sua letteratura e la bellezza del suo suono.
E poi c’è stato il mio primo soggiorno a Madrid a 23 anni. Una folgorazione. Della capitale spagnola mi sono subito innamorato, tanto che è poi diventata l’oggetto del mio primo libro, un’analisi della rappresentazione della città nel romanzo spagnolo contemporaneo.
Qual è stata, in breve, la storia della diffusione della letteratura spagnola in Italia?
È una storia interessante, fatta di continue intermittenze. In sintesi, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento c’era una fitta circolazione di opere fra Italia e Spagna, che permetteva ai maggiori autori delle due rispettive letterature di essere regolarmente tradotti e diffusi dall’altra parte del Mediterraneo.
Ma la guerra civile spagnola, e il suo risultato finale, la dittatura franchista, hanno creato un muro, una brusca interruzione di questo dialogo da parte dell’Italia.
L’interesse dell’editoria italiana verso gli scrittori spagnoli si è limitata per decenni alla sola poesia, soprattutto a quella di Lorca, di Salinas e delle altre voci della cosiddetta Generación del 27. La narrativa coeva è stata pressoché ignorata.
È come se la diffidenza verso una dittatura militare (che durerà fino al 1975) si estendesse anche ai narratori che in quel Paese retto da una dittatura vivevano.
Eppure la maggior parte di quegli stessi autori non aveva nulla a che fare con il franchismo, anzi, ha saputo raccontare liberamente il proprio mondo sapendo schivare con abilità i meccanismi della censura.
Penso a Delibes, a Umbral, a Sender, a Sánchez Ferlosio, a Martín Santos. Lo stesso Camilo José Cela (poi premio Nobel nel 1989), notoriamente considerato un autore dall’ideologia conservatrice, ha invece saputo rappresentare con grande estro letterario le infinite contraddizioni della Spagna di quegli anni (si legga al riguardo La famiglia de Pascual Duarte, o L’alveare).
In un’intervista al Foglio ha detto che esiste un “immaginario esotizzante” sulla Spagna, “che è diventato quasi un pregiudizio”. Che danni ha causato questo immaginario? Come possiamo crearne uno nuovo, più aderente alla realtà?
La nostra cultura è ancora oggi anglofila e francofila, almeno nelle sue linee generali. Per carità, è comprensibile sia da un punto di vista storico che dal punto di vista dello straordinario apporto che questi due universi linguistico-culturali hanno dato. Ma questo ha contribuito a relegare altre realtà all’interno di un’etichetta troppo definita. E la Spagna ha, a mio avviso, pagato il prezzo più caro.
Molti la percepiscono ancora oggi come il Paese della corrida, del flamenco, del turismo balneare. E, quando le si vuole concedere un’immagine più avanzata dal punto di vista sociale, ci si limita a riferirsi ai film di Almodóvar che, per quanto straordinari in molti casi e per molti aspetti, raccontano solo un punto di vista, quello di un artista sul proprio mondo.
L’immagine che oggi dovrebbe invece suggerire la nazione iberica è quella di un Paese europeo di grande modernità e di interessanti opportunità, un’immagine che fortunatamente i nostri giovani percepiscono benissimo, molto meglio delle persone della mia generazione o di quelle precedenti.
È solo una questione di immaginario? Perché, secondo lei, la letteratura spagnola è poco popolare in Italia?
A pochi scrittori spagnoli è stata concessa una continuità programmatica da parte degli editori italiani. Probabilmente solo Einaudi con Javier Marías e Guanda con Javier Cercas sono riuscite a imporre nel mercato librario le opere di questi autori che, per quanto di prima grandezza, non sono i soli nomi importanti che la narrativa spagnola ha partorito negli ultimi decenni.
Alcuni autori si sono visti pubblicati un solo titolo presso grandi editori, per poi passare a case editrici indipendenti. È il caso di autori piuttosto giovani ma già molto importanti in Spagna come Sara Mesa, Andrés Barba e altri.
Un po’ di continuità l’hanno trovata Sergio del Molino con Sellerio e Ricardo Menéndez Salmón con Marcos y Marcos, insomma con editori comunque non appartenenti ai grandi gruppi editoriali.
Sono felice però che ottimi libri come Lieto fine di Isaac Rosa per Einaudi e Lettura facile di Cristina Morales per Guanda stiano ricevendo le attenzioni che meritano.
Interessante è stato, qualche anno fa, il caso di Fernando Aramburu, che ha avuto un grande successo di pubblico con Patria (nell’eccellente traduzione di Bruno Arpaia) anche nel nostro Paese, non ha poi ricevuto grandi riscontri con i libri che Guanda ha provato a proporre successivamente. Forse il motivo è da cercare nel fatto che quel libro, direttamente collegato alla questione basca, andava a intercettare un interesse del lettore italiano che i suoi altri libri non hanno. Ancora una volta, quindi, è l’orizzonte di attesa a orientare i gusti del nostro pubblico.
Un discorso simile a quello per Aramburu riguarda un autore della generazione successiva: mi riferisco a Manuel Vilas, che con gli altri libri pubblicati in italiano non ha più ripetuto il successo di In tutto c’è stata bellezza.
Ci consiglia 3 libri per iniziare a conoscere la letteratura spagnola un po’ “fuori dai radar”?
Molto volentieri. Vorrei citare 3 libri di 3 scrittrici pubblicati da editori indipendenti: La lavoratrice di Elvira Navarro (LibeAria editrice), Pancia d’asino di Andrea Abreu (Ponte alle Grazie), Con gli occhi chiusi di Edurne Portela (Voland, un marchio che ha pubblicato anche diversi titoli di un altro autore molto interessante, José Ovejero).
Vorrei infine, se posso estendere la lista a quattro libri, consigliare l’ultimo bellissimo romanzo di David Trueba, Cari bambini pubblicato da Feltrinelli nella bella traduzione di Pino Cacucci.
Disclaimer: alcuni dei link presenti in questa newsletter rimandano a Bookdealer, l’e-commerce che sostiene le librerie indipendenti italiane. Con il codice ROBERTA5, puoi comprare qualsiasi libro con il 5% di sconto e sostenere, in maniera indiretta, questo progetto.
L’ultimo libro del professor Ottaiano si chiama invece “Un modo di sentire la realtà. La traduzione dallo spagnolo letterario” e puoi trovarlo qui.
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A Roma, martedì 23 aprile alle ore 17.30 Laura Pugno, poetessa, scrittrice, traduttrice ed ex direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, condividerà con il pubblico i libri che hanno segnato la sua biografia personale, professionale e creativa. Più dettagli qui.
Se vivi a Trieste e dintorni, ti consiglio questo workshop di decorazione di azulejos organizzato da OláLisboa.
Para 📖
“Le mestruazioni sono le newsletter che il nostro corpo ci manda sul nostro stato di salute” è una delle cose più folgoranti (ma non l’unica) che ho scoperto leggendo La mitad que sangra, (edizioni Libros del K.O., inedito in Italia), scritto da Maria Zuil Navarro e Antonio Villarreal e già miglior saggio di divulgazione scientifica dell’anno, a mio modesto parere. Se vuoi saperne di più, ne ho scritto per
qui!Si può parlare troppo di libri nella stessa newsletter? Non credo. Nell’ultimo mese ho letto Madri nere di Patricia Esteban Erlés, pubblicato da Cencellada, una casa editrice indipendente molto legata alla Spagna (e che ringrazio per avermi inviato il libro). È la storia di una casa e delle sue abitanti: la casa, però, è stata costruita da una vedova ossessionata dai fantasmi degli uomini uccisi dal marito e le sue abitanti sono suore fanatiche fino all’estremo. Se ti è piaciuto Il tarlo di Layla Martínez o i racconti di Mariana Henríquez, è il libro che fa per te.
Sono stata a un paio di presentazioni di libri che non vedo l’ora che arrivino in Italia. Il primo è La seducción di Sara Torres, che contiene alcune delle riflessioni più acute e realistiche sul desiderio che abbia mai letto; il secondo è Polilla di Alba Muñoz, che parla di ambizione, mascolinità, desiderio (di nuovo, sì) e della definizione della “vittima perfetta”. L’ho già detto che non vedo l’ora?
Ricordi i milioni di pellet che sono finiti sulle spiagge della Galizia quest’inverno? Ecco la fine che hanno fatto.
Para 🎧
La cover che non sapevo di star aspettando:
È tutto per oggi!
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Roberta
Bellissima intervista, grazie! Quanto bisogno c'è di togliere la patina di esoticità alla Spagna, è un paese con realtà così diverse tra loro eppure così appiattite.. E poi: credi che Sara Torres e Alba Muñoz verranno tradotte in italiano? 🤩
Molto molto interessante, soprattutto perché degli autori citati, conosco solo Aramburu e Trueba, a parte quei pochi che qui hanno continuità. Ora ho voglia di leggerne qualcuno.
PS: l' anno scorso ho visitato il nord della Spagna, natura selvaggia e città moderne. Uno scenario diversi da quello che ci si aspetta e che proprio per questo mi ha colpito molto.