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Jun 7Liked by Ibérica

ciao, volevo scrivere settimana scorsa poi mi sono perso e torno oggi. Vivo a Madrid da 9 anni e vengo da Gorizia, un posto dove si parlano 4 lingue(italiano, sloveno, friulano e dialetto istro-veneto) e dove le divisioni ed il nazionalismo hanno lasciato ferite profonde. Forse per questo personale vedo una questione interessante e sicuramente culturalmente rilevante scivolare su un piano ideologico pericoloso in quanto reazionario e chiuso.

Ad esempio sabato ero a Barcelona, in un supermarket c’era per ogni sezione la parte con la bandiera catalana e la scritta “i nostri prodotti”. Una cosa di un nazionalista becero e patetico che fa a gara con le bandierine italiane su confezioni di latte e biscotti che trovano da noi. Rivendicare la propria originalità portandola ad uno scontro d’identità è criminale da parte di chi lo applica, soprattutto perché la consapevolezza di chi pianifica questi comportamenti va spesso a sbattere con l’ignoranza di chi viene abbagliato da queste chimere. L’amore e la passione per la propria storia si fa con lo studio del passato, fondamentale per comprendere il presente. E più si guarda al passato più si scoprono i vari livelli di complessità. Magari in Polinesia o in Australia questo discorso può essere differente, ma in Europa dai non prendiamoci in giro. Fortunatamente all’ anagrafe il mio nome è stato registrato così come sta anche se è sloveno, cosa che non è successa al cognome di mia madre che durante il fascismo è stato italianizzato. Se stessi ancora a rivendicare la brutalità del fascismo (e del regno d’italia ) nella mia terra di origine e le altrettante nefandezze eseguite in forma di rappresaglia dai partigiani titini al finire della seconda guerra mondiale, magari rivendicando di quanto si stava bene centocinquanta anni fa sotto l’impero Asburgico starei solo alimentando odio e divisione, tra l’altro contraddicendomi. Lo so che rifletto troppo sul personale situazioni simili ma con una propria storia a se, ma vedo comunque gli stessi semi d’incomprensione e odio prendersi la scena sulla bellezza e la ricchezza della cultura (e della sua multiculturalità intrinseca).

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Ciao Borut, grazie mille per aver condiviso la tua riflessione. Guardiamo tutti e tutte al mondo dal nostro punto di vista, e secondo me è sempre sia un bene che un male. E sono molto d'accordo con te sul fatto che con lo "scontro tra culture" non si va mai molto lontano, anzi, spesso porta a regredire. P.S. Non so se l'hai già sentito (in caso. perdonami il Gorizia-splaining), ma c'è un podcast indipendente molto bello su Gorizia che si chiama Linea Bianca, scritto e narrato da Natalie Norma Fella (https://open.spotify.com/show/4M05nLi7Qkh6cGvSgz9GeV?si=f89b6f90d2eb486c).

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Che puntata bellissima, le riflessioni sulle lingue areali mi accendono! E grazie per la dritta sul podcast "Voci nascoste", che mi mancava 😉.

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Grazie mille, Andrea! Ti piacerà tantissimo, ne sono sicura :)

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May 29·edited May 29Liked by Ibérica

Ascoltata, mi è piaciuta un sacco!

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May 24Liked by Ibérica

Eccola qua, la puntata che non vedevo l'ora di leggere 🤩

Aggiungo qualche altra considerazione oltre al mio commento che hai già condiviso.

La prima è che, nonostante viva in territorio iberico da 12 anni, non ho mai sentito di vivere in Spagna. Questo lo specifico sempre: io vivo in Catalogna, di Spagna so molto poco, considerando da quanto tempo sono emigrata.

E non è un discorso catalanista, il mio. Ma credo che chiunque viva in questa regione sia d'accordo sul fatto che la lingua, il folclore, il cibo, il modo di fare, il pensiero politico - anche, come no - facciano della Catalogna qualcosa di abbastanza lontano dall'idea che si ha della Spagna.

Che poi, chiedo a chi vive in altre zone della Spagna, magari funziona così anche in altre comunità? Perché, rispetto all'Italia, sento che qui la differenza tra comunidades è davvero palpabile per un'infinità di ragioni, molte delle quali non ho ancora identificato.

Concordo anche con @venividiscrissi sul fatto che nel resto della Spagna la Catalogna non è vista di buon occhio. E diciamolo tranquillamente, in media non c'è una grandissima voglia dei catalani di voler piacere al resto della Spagna. 😅

Se lo mettiamo nella prospettiva storica e di oppressione che ha vissuto la cultura catalana durante il franchismo ci può anche stare, peccato che sia molto più complicato di così e sia un vero inghippo di ragioni economiche, politiche, ideologiche e culturali.

Per me, da residente ma in qualche modo esterna, è un contesto super interessante!

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Sono qui da poco ma anche io lo "sento", nel senso che sento forte la "catalanità", molto di più dell'"andalusità" che ho sentito nel 2016 in Erasmus a Granada (ma mi riservo di cambiare opinione: in fondo, era la prima lunga stagione in Spagna, potrei essermi persa per strada tanti pezzi). E mi ritrovo a fare cose che in Italia non farei così facilmente, come andare a vedere manifestazioni folkloristiche come le sfilate di gegents, i castellers o i balli popolari che ci sono ogni venerdì in Plaça del Rei. Allo stesso tempo, sento che questo "catalanismo" culturale mi restituisce, come dici tu, una visione parziale delle cose: urge prendere qualche treno in più per evitare di far diventare questa Ibérica "troppo" catalana! :)

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“In Catalogna non esiste immersione linguistica, ma imposizione linguistica. Questa ossessione per il catalano non ha gli effetti sperati. Molte persone hanno smesso di catalano per questo”... sono completamente d'accordo. Ti racconto brevemente la mia esperienza: ho vissuto un anno a Barcellona lavorando da Amazon, essendo una multinazionale al lavoro non mi è mai stato richiesto il catalano. Una volta, però, è venuta mia madre a trovarmi e l'ho portata a Girona, dove avevo prenotato un tour per farle vedere la città con una guida turistica locale. Lui era catalano, a un certo punto parlando mia madre ha tirato fuori Joan Manuel Serrat, di cui è una grandissima fan. Lui si è offeso, dicendo che Serrat è un "traditore" perché a un certo punto ha smesso di cantare in catalano per avere successo in Sudamerica, per il "vile denaro". Poi a me a un certo punto ha detto "sei qui da parecchio, quando pensi di imparare il catalano?". Ecco, questo tipo di persone, siano catalane o di qualsiasi altro paese, non le sopporto. Non puoi imporre la tua lingua e la tua visione del mondo agli altri, io penso che sia necessario coinvolgere le persone, accoglierle e farle stare bene quando arrivano in un posto, e allora quelle persone che migrano si sentiranno invogliate a integrarsi e imparare la lingua. Loro la mettono sul piano del "devi farlo", e diventano respingenti. Sono d'accordo sul fatto del conservare il catalano, perché la diversità dentro un paese è ricchezza, ma con l'aggressività e l'imposizione non ottengono niente, secondo me. Scusa per il papiro, ma è una questione che mi preme molto.

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Ciao, grazie mille per aver condiviso la tua esperienza! Anche a una mia amica è successo lo stesso - una signora per strada le ha detto che essendo da qualche mese a Barcellona "sarebbe anche ora che imparasse il catalano". Anche io, come te, capisco l'intento, ma non condivido molto i modi, anche se forse mi mancano tutte le sfumature per capire davvero cosa si nasconde dietro l'approccio insistente e aggressivo (P.S. povero Serrat!)

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secondo me l'approccio aggressivo è la reazione all'oppressione franchista, che mirava all'estinzione della lingua e della cultura catalane. E se pensi a come la destra spagnola lotta costantemente contro ogni tentativo catalano di difendere e imporre la lingua, si capisce che loro siano molto sensibili sul tema. A me sembra giusto che si difendano il catalano e l'euskera, penso aggiungano ricchezza alla lingua, non ricordo se era re Felipe o Sanchez che parlando delle lingue coufficiali diceva il "nostro" catalano e il "nostro" basco, per inserirle nel contesto culturale spagnolo, aqui cabemos todos... mi sa che era il re.

La Spagna sta pagando ancora duramente le conseguenze del franchismo e della Guerra Civile (e a me questa cosa affascina tantissimo).

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May 29Liked by Ibérica

Se mi posso permettere, lancio un sassolino in quanto in Spagna non la vivono così.

La Catalogna è come la Lombardia, non è mai stata un attore principale della storia ed ha sempre subito le iniziative altrui, ma l'economia spagnola si regge sulla loro dinamicità. Lo è ancora di più quando può "sottomettere" le economie delle altre regioni con le sue aziende, per questo chiedono che la loro cultura sia paritaria rispetto agli altri.

Io ho vissuto nei Paesi Baschi, nessuno si sognava di parlare in euskadi davanti a me nè mi hanno mai chiesto di impararlo perchè sono gelosi della loro cultura, "completamente diversa da quella spagnola".

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May 24Liked by Ibérica

E' una questione spinosa e molto complessa e temo che sia diventata più una questione politica ed identitaria per cui dare contributi è molto difficile.

Ho letto anche i commenti del POST e sinceramente molti commenti mi sembrano più che sensati ma non manca l'hater di turno che pensa di capire tutto e dice "si fa così".

Spero che il catalano rimanga e venga ancora utilizzato dalle persone per riconoscersi e creare legami ma temo che queste situazioni in ambienti multiculturali ed in continua evoluzione come la Catalogna troveranno sempre terreno fertile senza portare a risultati concreti

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Ciao Stella, sono molto d'accordo con te. Sulla questione multiculturalità/immigrazione, condivido una frase che mi ha colpito molto e che ho sentito in un podcast prodotto proprio dalla televisione catalana (si chiama "La Turra") e in cui una delle ospiti dice che pensare a Barcellona come una città bilingue è limitante: il punto non è più spagnolo vs. catalano (se è mai stato questo il punto), ma il multilinguismo, il fatto che in città (ma anche nel resto della Catalogna) si parlano centinaia di altre lingue. Il rovescio della medaglia? Il fatto che la spinta anti-immigrazione sta trovando spazio anche in Catalogna, con il partito indipendentista di estrema destra Aliança Catalana, che "spinge" il catalano su posizioni ancora più radicali di quelle dei partiti indipendetisti più classici. (P.S. Non ho letto i commenti all'articolo del Post, ma ora corro a vederli!)

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Questo te lo racconto da piemontese, più che da appassionata di Spagna. A Ostana, paesino in ripopolamento della Valle del Po, c'è un Premio dedicato alle lingue madri, lingue spesso a rischio estinzione, il Premio Ostana - Scritture in Lingua Madre. Lo seguo soprattutto per il sardo, essendo di origine sarda per parte paterna, ma partecipano anche scrittori in lingua catalana, mi è venuto in mente mentre ti leggevo.

Poi, la mia esperienza personale con il catalano è quella raccontata nel tuo articolo da chi vive in Catalogna da straniero. Ma dall'Andalusia, nel senso che quella è la parte della Spagna che frequento e da cui mi rapporto con la Catalogna e il catalano. E per tutta la questione dell'indipendentismo, la difesa della lingua imposta anche agli altri spagnoli immigrati, il rifiuto di parlare in castigliano a chi arriva ecc ecc, la Catalogna non mi ha mai fatto grande simpatia (e temo che non la faccia neanche a tanta Spagna). Il "Ohh, Barcellona!" con gli occhi sognanti l'ho sempre percepito più in Italia che in Spagna (Andalusia in particolare, pur essendo terra di molta emigrazione in Catalogna). Di fatto, forse perché influenzata da questo, e sicuramente sbagliando, Barcellona è la città spagnola che meno mi attrae (rispettandone e diffondendo la sua catalanità, perché secondo me la difesa culturale e linguistica è sacrosanta, anche se magari toni meno arroganti la renderebbero più apprezzabile) e devo essere l'unica italiana che frequenta molto la Spagna ma non è mai stata a BCN. ;)

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Ciao! Grazie mille per la segnalazione interessantissima (e anche io sono piemontese!). Sono molto d'accordo con il successo all'estero di Barcellona e l'opinione meno entusiasta in patria (esiste addirittura una parola, che una volta era un insulto e ora è in corso di "risignificazione" positiva, per parlare degli spagnoli immigrati in Catalogna: sono "charnegos" o "xarnegos", che vuol dire "forestiero", e da sola forse dice già tutto di una storia di mancata accettazione dell'immigrazione interna in Catalogna, che stride un po' con l'ideale di "Barcellona città aperta" accogliente con le persone migranti sia europee che non europee). In caso comunque un giorno finissi a Barcellona, volente o nolente :), fatti viva che continuiamo la conversazione in una terrazza!

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il tuo cognome in effetti non lascia grandi dubbi sulle tue origini. :D molto volentieri, lo stesso dico se capiti a Torino! ;)

Barcellona in sé magari è più accogliente, le più nazionaliste sono le valli, l'entroterra, quelle che votano l'indipendentismo sì o sì. Mi ricordo che nel periodo del referendum unilaterale era nato un movimento, umoristico, più che altro, che voleva proclamare Barcellona e dintorni Comunidad Autonoma spagnola al grido di Barcelona is not Catalonia, con gli stessi argomenti per cui gli indipendentisti volevano separarsi; Tabarnia, questo il nome, mi aveva molto divertito ed era divertente la netta divisione tra la Catalogna della costa e quella delle valli; la città e la campagna, come sempre e come ovunque, in fondo.

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Ahahah beccata subito! :)

Vero, sono stata a Girona e letteralmente si "vede" la forza dell'indipendentismo lì (dai nomi delle strade a bandiere, bandierine, spille, graffiti, etc.). Ho letto anche un bel reportage su Vic, dove il sentimento dovrebbe essere ancora più forte. Aggiungo un tassello sul tema città/campagna, perché ne parlo spesso con i miei amici qui: tra i giovani catalani c'è un grande mito del "ritorno alla campagna", che incrocia tante spinte diverse - ambientalismo, desiderio di una vita meno frenetica, immagine di un luogo ideale dove iniziare una famiglia, sport, qualità del cibo, una certa spiritualità legata al contatto con la natura e molte altre, tra cui anche un sentimento di ritorno alle radici. Mi chiedo se ci sia anche un componente indipendentista in questo (in partenza o in arrivo!)

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Jun 22Liked by Ibérica

Ciao!

Arrivo un po' tardi a leggere questa newsletter (sono indietrissimo) ma ci tenevo a farlo.

Io sono stato in Erasmus a Barcellona all'inizio del 2018 e la mia impressione è che tra i giovani si usasse tanto tanto. Lo dico perchè in ambiente universitario cercavo di fare molte conversazioni in castigliano per imparare lo spagnolo e da parte di tantissimi ragazzi ho visto uno sforzo nel non parlarmi catalano (e alcuni si rifiutavano proprio di usare il castigliano).

Quindi molto interessante perchè ho sempre avuto l'impressione che l'uso della lingua fosse intergenerazionale.

Buona giornata,

Andrea

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