Il Portogallo ha un passato coloniale molto più lungo rispetto a quello Spagnolo, che si è spento prima. Diciamo che i portoghesi hanno inventato il colonialismo moderno, e come tutti i paesi colonizzatori mantengono un substrato culturale di superiorità, rispetto ai popoli colonizzati. Io, per esempio, ho notato anche in Spagna sprezzanti atteggiamenti di superiorità rispetto ai latino americani; anche da parte della polizia, che non credo sia più tenera di quella portoghese. La verità è che, per quanto si possano avere atteggiamenti accoglienti verso gli stranieri, se ne hanno sempre pochissimi verso le persone provenienti dall'Africa, soprattutto quella sub sahariana. Non è una cosa che ci fa onore, ma penso che da questo punto di vista tutti gli europei soffrano ancora di un senso di supremazia verso l'uomo nero, e in un momento storico in cui il fascismo, il razzismo e l'estrema destra rialzano la testa un po' ovunque, mi sa che ci saranno sempre più casi di questo genere, a meno che non ci sia una riscossa generale da parte della società civile.
Non ci possiamo dire democratici se i diritti non valgono per tutti.
Ciao Maria Rosaria, grazie per la condivisione. Rispetto al rapporto con le persone sudamericane, in Portogallo succede un fenomeno simile soprattutto con i brasiliani e le brasiliane (https://www.bbc.com/portuguese/internacional-61241139). Per il resto, sono d'accordo con te, è proprio su quel sentimento di supremazia (o comunque superiorità) su cui dobbiamo lavorare!
Nella mia bolla, molte persone che conosco o con cui condivido momenti sono nate o vissute in Africa. Altri sono di famiglia Goesa o Macanese. Altri hanno famiglie in Brasile.
La lingua portoghese è tra quelle iberiche la più contaminata da parole arabe (a almofariz a gergelim (brasiliano), con toponimi arabi ovunque e vestigi di edifici dell’epoca.
Nel secondo libro di cucina scritto in Portogallo, del 1500, c’è una ricetta di curry, una di tempura m, e una di “spaghetti” dolci con pollo uvette e cannella proprio come si mangia oggi in Marocco.
Per me, nessun paese è più accogliente e meno razzista. Un crogiolo di culture ancora oggi (basta andare a Martim Moniz o via Benformoso, vivono lato a lato i milionari golden visa americani, i francesi con le pensioni d’oro e i bengalesi di Uber.
Basta vedere come il Portogallo accoglie una grande comunità libanese (che apre ristoranti e gruppi di hotel) così come esuli israeliani.
Che la destra di Chega sia in crescita è normale - sta crescendo in tutto il mondo, spronata da un turbocapitalismo autofago ed un rigurgito di mascolinità tossica e patriarcato.
Ma confido molto nei portoghesi - che hanno sempre saputo liberarsi di governi soffocanti in modo efficiente, dall’ultimo re preso a pistolettate, alla pacifica transizione democratica facilitata dall’esercito (mica come noi)
Grazie mille per aver condiviso queste informazioni, culinarie e non, super interessanti. È vero che il Portogallo è anche, ad esempio, uno dei Paesi europei dove le competenze delle persone migranti vengono valorizzate di più (https://www.lighthousereports.com/investigation/brain-waste/). Quello che mi colpisce, al di là della politica, come succede anche in altri Paesi (Italia in primis eh, non ci tiro mai fuori da questi confronti), è il divario tra la teoria (la legge, il diritto) e la pratica. In un'intervista al Guardian, leggevo questa testimonianza di Evalina Dias, che lavora per un'associazione di portoghesi afrodiscendenti: "“Even if it’s written [in law], they try to avoid it. If you go to a health centre and you’re not legalised, you’re still entitled to be treated. But when you get there, they’ll tell you that you’re not – even if you have documents. I’ve lived here all my life and it’s happened to me. It’s a way of frustrating people every day when it comes to employment and health and education and housing.” Queste sono cose che come persone bianche non viviamo e non possiamo forse neanche immaginare, ma sono realtà.
C’è il bellissimo podcast della mia amica Sofia Andrade, si chiama “Colour at Work” che parla delle difficoltà delle persone (e in particolare) delle donne non bianche sul luogo di lavoro in Portogallo.
Sul tema sanità, ahimè il fatto che essa sia in ginocchio stritolata con l’aumento esponenziale di cliniche private (appartenenti a gruppi esteri, come il gruppo LUZ Saude ad esempio) e il taglio di fondi pubblici credo che a breve inizieranno a mandare via tutti. A me, bianchissima, è successo - non ho il medico di base perché nella mia freguesia non ci sono risorse. “Fortunatamente” posso pagare una assicurazione privata e accedere alle cliniche di cui sopra.
grazie per averne parlato! oltre alle fonti che hai citato, consiglio anche il sito/blog di Buala, a cui collaborano attivisti, ricercatori e pensatori afro-discendenti di lingua portoghese 👏👏👏
Il Portogallo ha un passato coloniale molto più lungo rispetto a quello Spagnolo, che si è spento prima. Diciamo che i portoghesi hanno inventato il colonialismo moderno, e come tutti i paesi colonizzatori mantengono un substrato culturale di superiorità, rispetto ai popoli colonizzati. Io, per esempio, ho notato anche in Spagna sprezzanti atteggiamenti di superiorità rispetto ai latino americani; anche da parte della polizia, che non credo sia più tenera di quella portoghese. La verità è che, per quanto si possano avere atteggiamenti accoglienti verso gli stranieri, se ne hanno sempre pochissimi verso le persone provenienti dall'Africa, soprattutto quella sub sahariana. Non è una cosa che ci fa onore, ma penso che da questo punto di vista tutti gli europei soffrano ancora di un senso di supremazia verso l'uomo nero, e in un momento storico in cui il fascismo, il razzismo e l'estrema destra rialzano la testa un po' ovunque, mi sa che ci saranno sempre più casi di questo genere, a meno che non ci sia una riscossa generale da parte della società civile.
Non ci possiamo dire democratici se i diritti non valgono per tutti.
Ciao Maria Rosaria, grazie per la condivisione. Rispetto al rapporto con le persone sudamericane, in Portogallo succede un fenomeno simile soprattutto con i brasiliani e le brasiliane (https://www.bbc.com/portuguese/internacional-61241139). Per il resto, sono d'accordo con te, è proprio su quel sentimento di supremazia (o comunque superiorità) su cui dobbiamo lavorare!
e pure noi italiani eh, che quanto a razzismo non siamo secondi a nessuno... purtroppo. Grazie per la segnalazione dell'articolo!
Bellissima riflessione.
Nella mia bolla, molte persone che conosco o con cui condivido momenti sono nate o vissute in Africa. Altri sono di famiglia Goesa o Macanese. Altri hanno famiglie in Brasile.
La lingua portoghese è tra quelle iberiche la più contaminata da parole arabe (a almofariz a gergelim (brasiliano), con toponimi arabi ovunque e vestigi di edifici dell’epoca.
Nel secondo libro di cucina scritto in Portogallo, del 1500, c’è una ricetta di curry, una di tempura m, e una di “spaghetti” dolci con pollo uvette e cannella proprio come si mangia oggi in Marocco.
Per me, nessun paese è più accogliente e meno razzista. Un crogiolo di culture ancora oggi (basta andare a Martim Moniz o via Benformoso, vivono lato a lato i milionari golden visa americani, i francesi con le pensioni d’oro e i bengalesi di Uber.
Basta vedere come il Portogallo accoglie una grande comunità libanese (che apre ristoranti e gruppi di hotel) così come esuli israeliani.
Che la destra di Chega sia in crescita è normale - sta crescendo in tutto il mondo, spronata da un turbocapitalismo autofago ed un rigurgito di mascolinità tossica e patriarcato.
Ma confido molto nei portoghesi - che hanno sempre saputo liberarsi di governi soffocanti in modo efficiente, dall’ultimo re preso a pistolettate, alla pacifica transizione democratica facilitata dall’esercito (mica come noi)
Grazie mille per aver condiviso queste informazioni, culinarie e non, super interessanti. È vero che il Portogallo è anche, ad esempio, uno dei Paesi europei dove le competenze delle persone migranti vengono valorizzate di più (https://www.lighthousereports.com/investigation/brain-waste/). Quello che mi colpisce, al di là della politica, come succede anche in altri Paesi (Italia in primis eh, non ci tiro mai fuori da questi confronti), è il divario tra la teoria (la legge, il diritto) e la pratica. In un'intervista al Guardian, leggevo questa testimonianza di Evalina Dias, che lavora per un'associazione di portoghesi afrodiscendenti: "“Even if it’s written [in law], they try to avoid it. If you go to a health centre and you’re not legalised, you’re still entitled to be treated. But when you get there, they’ll tell you that you’re not – even if you have documents. I’ve lived here all my life and it’s happened to me. It’s a way of frustrating people every day when it comes to employment and health and education and housing.” Queste sono cose che come persone bianche non viviamo e non possiamo forse neanche immaginare, ma sono realtà.
C’è il bellissimo podcast della mia amica Sofia Andrade, si chiama “Colour at Work” che parla delle difficoltà delle persone (e in particolare) delle donne non bianche sul luogo di lavoro in Portogallo.
Sul tema sanità, ahimè il fatto che essa sia in ginocchio stritolata con l’aumento esponenziale di cliniche private (appartenenti a gruppi esteri, come il gruppo LUZ Saude ad esempio) e il taglio di fondi pubblici credo che a breve inizieranno a mandare via tutti. A me, bianchissima, è successo - non ho il medico di base perché nella mia freguesia non ci sono risorse. “Fortunatamente” posso pagare una assicurazione privata e accedere alle cliniche di cui sopra.
Grazie per la condivisione, lo ascolterò!
grazie per averne parlato! oltre alle fonti che hai citato, consiglio anche il sito/blog di Buala, a cui collaborano attivisti, ricercatori e pensatori afro-discendenti di lingua portoghese 👏👏👏
Grazie a te per il consiglio!