Cosa possiamo imparare dalla Spagna sulla lotta alla violenza di genere
La legislazione spagnola ha anticipato alcuni degli obiettivi della Convenzione di Istanbul e prevede una delle norme sul consenso più avanzate d’Europa
Ciao!
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Nelle puntate precedenti: Prendersi cura delle aiuole come se fossero giardini, nonostante le multe. Ma anche: come sono andate le ultime elezioni in Portogallo.
In questa, un’ammissione di colpa: non ho fatto i compiti. O meglio, avevo iniziato a lavorare alla newsletter di questa settimana, ma poi la vita mi ha travolta.
Sul piano professionale, mi ha travolta il conteggio dei voti dei portoghesi che risiedono all’estero (ne ho scritto qui).
Su quello personale, il femminicidio di Martina Carbonaro.
Per questo, oggi ti propongo un articolo che ho scritto per Domani su cosa possiamo imparare dalla Spagna sulla lotta alla violenza di genere. In fondo trovi anche un paio di letture di approfondimento che ti consiglio di non saltare.
Iniziamo!
Cosa possiamo imparare dalla Spagna sulla violenza di genere
UN Women, il World Future Council e l’Unione interparlamentare l’hanno definita nel 2014 “una delle norme più efficaci a livello mondiale per combattere ed eradicare la violenza sessista”.
A poco più di vent’anni dalla sua approvazione, la Ley Orgánica de Medidas de Protección Integral contra la Violencia de Género resta infatti una delle maggiori conquiste della politica spagnola.
Approvata all’unanimità da tutte le forze politiche nel 2004, è stata non solo la prima legge sulla violenza di genere in Europa, ma anche il primo passo di un lungo percorso che ha portato la Spagna ad adottare alcune delle misure più avanzate al mondo.

Il 4 dicembre 1997, Ana Orantes racconta in diretta i 40 anni di abusi fisici e psicologici che ha sofferto insieme ai suoi otto figli per mano dell’ex marito, José Parejo: è una delle prime donne a farlo in un programma televisivo in Spagna. Tredici giorni dopo, Parejo la cosparge di benzina e le dà fuoco.
Il femminicidio di Orantes porta, dopo l’elezione del primo ministro socialista José Luis Rodríguez Zapatero nel 2004, all’approvazione di una normativa sulla violenza di genere che introduce novità significative, tra le quali la creazione di tribunali specializzati in violenza di genere e quella del primo ministero dell’Uguaglianza della storia della Spagna.
Con questa legge, la Spagna già introduce misure simili a quelle previste dalla Convenzione di Istanbul del 2013, tra cui la creazione di iniziative di sensibilizzazione e intervento nell’ambito educativo, di una linea telefonica antiviolenza gratuita e disponibile 24/7 e di una rete di servizi permanenti che offrono prestazioni specialistiche e multidisciplinari.
In Italia, invece, il riconoscimento a livello legislativo della violenza di genere, intesa come qualsiasi forma di violenza diretta contro una donna in quanto tale o che colpisce in misura sproporzionata le donne, arriva solo nel 2013, prima con la ratifica della convenzione di Istanbul, e poi con il decreto legge 93/2013.
Le prime misure antiviolenza risalgono infatti alla legge 154 del 2001, ma riguardano esclusivamente la violenza domestica: anche la legge 38/2009, che pure prevede l’inasprimento delle pene per la violenza sessuale e l’introduzione del reato di stalking, non accenna alle radici sistemiche di questi abusi.

A una decina di anni dalla legge del 2004, il movimento femminista e alcune forze politiche in Spagna iniziano a proporre l’elaborazione di una politica pubblica più ambiziosa: i loro sforzi portano alla firma del Pacto de Estado contra la Violencia de Género del 2017, un accordo tra partiti con l’obiettivo di indirizzare l’azione di Stato sul lungo termine su questioni ritenute di grande importanza, a prescindere delle vittorie elettorali.
Il Patto di Stato è stato rinnovato per altri cinque anni nel 2021, senza la firma del partito di estrema destra Vox, che non riconosce il fenomeno della violenza di genere. Proprio in queste settimane si sta invece discutendo di un nuovo Patto di Stato.
[Aggiornamento: il nuovo Patto di Stato Patto di Stato contro la Violenza di Genere in Spagna è stato approvato dal Congresso dei Deputati il 26 febbraio 2025, con il sostegno di tutti i gruppi parlamentari ad eccezione di Vox].
Nel 2016, durante la festa di San Firmino a Pamplona, cinque uomini stuprano una donna di 18 anni: è l’inizio di un altro caso giudiziario, quello della Manada (il branco), che avrà un impatto sulla società spagnola simile, se non superiore, al femminicidio di Orantes negli anni Novanta.
Per approfondire:
- su VioGén, il programma di previsione del rischio che raccoglie dati sulle denunce per violenza di genere e attiva automaticamente le misure di protezione della polizia in base a un punteggio assegnato tramite un algoritmo;
- sui dati sui femminicidi in Italia, incompleti e pubblicati in ritardo;
Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta, il libro-reportage di Stefania Prandi che racconta, attraverso le parole di chi sopravvive al femminicidio, gli esiti drammatici della violenza di genere;
Dall’archivio di Ibérica: un’altra riflessione sulla violenza di genere tra Spagna e Italia, con una breve intervista a Silvia Semenzin, ricercatrice in sociologia ed esperta di violenza di genere.
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Il blackout un mese fa ha lasciato senza corrente intere zone di Spagna, Francia e Portogallo resta senza spiegazione ufficiale. Non è una notizia, ma un promemoria.
La diaspora portoghese conferma l’estrema come seconda forza politica del Paese. Grazie a questi voti, infatti, Chega, che alle elezioni del 18 maggio aveva ottenuto 58 deputati, è riuscito ad aggiungerne altri due. Si consuma così, almeno in parlamento, il sorpasso del Partito socialista, che ha raccolto circa 4mila voti in più di Chega, ma che resta fermo a 58 eletti.
A sette mesi dall’alluvione, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha incontrato a Valencia tre delle principali associazioni delle vittime, promettendo un funerale di Stato laico, un ruolo nella commissione d’inchiesta e un incontro con la ministra per la Transizione Ecologica. Carlos Mazón, presidente della Comunità Valenciana, continua a dire di averle incontrate “discretamente”. Le vittime smentiscono. Intanto un rapporto di Sicurezza Nazionale accusa la Russia di aver diffuso fake news dopo la tragedia.
Dal 21 maggio, le nove porte di accesso all’aeroporto di Madrid-Barajas restano chiuse dalle 21:00 alle 5:00 del mattino. Possono entrare solo passeggeri muniti di carta d’imbarco, accompagnatori e personale autorizzato. Un team di 22 persone è stato incaricato di far rispettare la nuova misura, con l’appoggio della polizia in caso di resistenza. L’obiettivo è allontanare le centinaia di persone senza dimora che da mesi cercano rifugiano di notte nello scalo.
Lo scorso 11 maggio, per la prima volta nella storia, i reali di Spagna hanno partecipato alla commemorazione della liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, dove furono deportati oltre 7mila repubblicani spagnoli (più di 4mila non fecero ritorno).
L’episodio crossover che si merita questa newsletter: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e re di Spagna, Felipe VI, hanno ricevuto un dottorato ad honorem all’Università di Coimbra, in Portogallo. Per l’occasione, Felipe indossa un mantello tradizionale rosso, che rappresenta la facoltà di giurisprudenza, Mattarella il bianco e rosso, per la facoltà di Economia.
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A presto,
Roberta
Questa settimana le newsletter hanno preso ferie in modo indipendente da noi, che ci possiamo fare :)