Le barche fantasma
Sempre più persone partono dalle coste africane per arrivare alle isole Canarie, percorrendo una delle rotte più letali al mondo
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Le barche fantasma
L’ultimo aggiornamento è dell’11 settembre:
“Sono morte 12 persone, di cui tre donne, nel naufragio di un gommone lungo la rotta canaria. Quando i soccorsi sono arrivati da Fuenteventura, c’erano già persone in acqua. Il mare ha inghiottito i loro corpi”.
Pochi giorni prima, lo stesso account di X (Twitter) avvertiva della scomparsa di un gommone con a bordo 267 persone partito dalla costa di Tan Tan, una città del Sud del Marocco.
La proprietaria del profilo è Helena Maleno Garzón, giornalista, ricercatrice e fondatrice del collettivo Caminando Fronteras.
Da più di vent’anni, Caminando Fronteras è una delle poche organizzazioni a occuparsi di una delle rotte migratorie più letali al mondo: la rotta canaria.
“Anche se la rotta mediterranea che va dal Nord Africa all’Italia è considerata la più letale, quella che va dal Senegal alle Canarie lo è altrettanto.
L’unica differenza è che abbiamo meno informazioni perché la rotta è poco sorvegliata”, ha spiegato al Guardian Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni.
Ma il Senegal non è l’unico punto di partenza.
Dal Sud del Marocco e dal Sahara Occidentale partono gommoni in direzione a Lanzarote, Fuerteventura e Gran Canaria.
Dal Gambia e dalla Mauritania partono invece piroghe di legno verso Tenerife ed El Hierro.
Per chi va alla deriva, El Hierro è l’ultima speranza: la costa americana è dall’altro lato dell’oceano, a circa 4mila chiometri di distanza.
“Il viaggio è lungo, i venti dell’Atlantico sono forti e poche delle persone che partono arrivano a destinazione. Non sappiamo cosa succede ai dispersi. Ci sono tante barche fantasma là fuori, incidenti di cui non sappiamo nulla”, ha aggiunto Di Giacomo.
Secondo Caminando Fronteras, a rendere la rotta canaria sempre più pericolosa non sono solo le condizioni dell’Atlantico o quelle delle imbarcazioni, ma l’assenza di cooperazione tra la Spagna e i paesi africani, soprattutto il Marocco.
“Le famiglie hanno il diritto di sapere la verità e la verità è che gli Stati hanno ucciso queste persone. Si tratta di una sparizione forzata e collettiva, al pari di quelle che hanno caratterizzato la dittatura argentina e quella spagnola”, ha dichiarato Maleno in un’intervista.
Da inizio anno, più di 14mila persone migranti hanno attraversato l’Atlantico e sono arrivate alle isole Canarie.
A causa dell’inflazione e la crisi politica in Senegal, è molto probabile che nei prossimi mesi gli arrivi continuino ad aumentare, così come i ritrovamenti di dispersi sia sulle coste africane che su quelle americane.
Pochi giorni fa, l’assessora Nieves Lady Barreto ha paragonato la situazione delle Canarie a quella di Lampedusa (anche se le persone arrivate a Lampedusa da inizio anno sono molte di più, quasi 134mila) e chiesto più sostegno sia al governo spagnolo che alle istituzioni europee.
“Le Canarie non possono aspettare”, ha detto.
Le persone che sono in viaggio per raggiungerle, neanche.
Per approfondire:
Un articolo che ho scritto per Wired nel 2020, uno degli anni in cui più persone hanno percorso la rotta canaria.
L’ho già segnalata nel testo come fonte, ma la rimetto qui: se capisci lo spagnolo, questa intervista a Helena Malena Garzón vale la pena di essere ascoltata.
L’ultimo report di Caminando Fronteras, disponibile in spagnolo, inglese e francese.
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