La protettrice dei bar e la sindaca isolata
Due figure chiave per capire cosa succederà in Spagna alle elezioni di fine maggio
Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
Dopo lo speciale della settimana scorsa, oggi torniamo alla normalità e lo facciamo parlando di elezioni.
In Spagna, il 28 maggio si vota in 12 regioni e in più di 8mila comuni. Saranno le prove generali per le prossime elezioni politiche, previste (se tutto va bene) tra l’autunno e l’inverno.
In questa newsletter quindi troverai:
Due posti da tenere d’occhio alle elezioni di fine maggio in Spagna, per motivi molto diversi;
Una selezione di notizie su quel che è successo in Spagna e Portogallo nelle scorse settimane (spoiler: tanto, tanto caldo e una mezza crisi di governo);
Una vignetta per capire cosa dice di te il modo in cui parcheggi (io sono una brutta persona, a quanto pare).
Partiamo da qui: né il primo ministro Pedro Sánchez, né il suo principale avversario politico, il leader del Partido Popular (centrodestra), Alberto Núñez Feijóo, possono permettersi una sconfitta alle elezioni comunali e regionali di fine maggio.
Le elezioni politiche saranno circa sei mesi dopo (probabilmente a inizio dicembre, ma manca l’annuncio ufficiale): troppo poco tempo per recuperarsi da una batosta.
Di fronti aperti ce ne sono tantissimi: nella newsletter di oggi ne esploriamo due, quello della comunità di Madrid e quello del municipio di Barcellona, al momento guidati da due politiche che non potrebbero essere più diverse, entrambe alla ricerca del terzo mandato.
(Disclaimer: in Spagna non ci sono regioni, ma comunità autonome. Per praticità, in questa newsletter le chiamerò regioni, a meno che la parola ‘comunità’ non faccia parte di un nome proprio, come nel caso della comunità di Madrid o della comunità di Valencia).
Ayuso, la protettrice dei bar
“Abbiamo fallito”.
Siamo nel 2021, a pronunciare questa frase prima di dimettersi è Pablo Iglesias, leader del partito di sinistra Podemos.
Il motivo delle sue dimissioni?
Nella comunità di Madrid, il Partido Popular (PP) ha vinto più seggi di tutta la sinistra messa insieme.
Lo ha fatto grazie a una candidata, Isabel Díaz Ayuso, che fino a due anni prima era quasi una sconosciuta e con uno slogan che più divisivo di così non si può: socialismo o libertà.
Prima di vincere le elezioni regionali nel 2019, Ayuso è stata deputata e portavoce del PP a Madrid. Prima ancora, faceva parte del dipartimento di comunicazione del partito (tra i suoi meriti principali, quello di aver creato l’account Twitter del cane “incontrollabile, liberale e seduttore” dell’ex presidente della comunità di Madrid Esperanza Aguirre).
Durante il suo primo mandato, si è fatta notare per il suo stile comunicativo à la Trump e per aver cercato di mantenere aperte quante più attività produttive possibile anche nei momenti peggiori della pandemia. Per questo motivo, Politico l’ha soprannominata “la protettrice dei bar” di Madrid.
Durante il suo secondo mandato, le conseguenze di questo approccio alla pandemia e di anni di mancanza di risorse e personale sanitariosi sono fatte sentire: da novembre 2021, medici e infermieri sono scesi in strada in molte occasioni per manifestare contro Ayuso e la sua idea di una partnership tra pubblico e privato per risollevare la sanità della regione.
(Per capirci, un milione di abitanti della comunità di Madrid non ha un medico di base e circa 200mila bambini non hanno un pediatra).
Nonostante le proteste dei sanitari, a maggio Ayuso vuole fare ancora meglio di due anni fa, ovvero guadagnare la maggioranza assoluta. Negli ultimi due anni, infatti, Il PP ha governato con il sostegno di Vox (estrema destra) e le cose non sono andate benissimo.
Per farlo, Ayuso vuole riciclare la strategia del 2021, ovvero il confronto diretto con Pedro Sánchez e il Partito socialista. Questa volta, però, anche altre 11 regioni vanno a elezioni e l’attenzione di Sánchez è decisamente altrove.
Nella comunità di Madrid, il Partido Popular vince ogni elezione dal 1995 (e un motivo c’è).
La questione, per Ayuso e per Sánchez, non è chi vincerà, ma di quanto.
Colau, la sindaca isolata
Anche Ada Colau è alla ricerca del terzo mandato come sindaca di Barcellona, ma l’esito in questo caso non è così scontato (anche se gli abitanti del quartiere Sants-Badal – prontamente ribattezzato “l’Ohio di Barcellona”– ci prendono quasi sempre).
In carica dal 2015, Colau ha sempre fatto parte di Barcelona en Comú, una lista civica socialista. Negli ultimi otto anni ha promosso misure per limitare la diffusione delle piattaforme per affitti brevi, multando fino a 60 mila euro quelle che diffondevano annunci di appartamenti illegali e stabilendo norme diverse per l’affitto degli appartamenti per uso turistico per ogni zona della città (un approccio opposto a quello della città di Madrid, ad esempio).
La sindaca di Barcellona ha anche obbligato le imprese edili a destinare il 30 per cento delle abitazioni all’edilizia sociale e promosso la costruzione di una rete di isolati pedonali chiamati supermanzanas o superilles.
Ora, i problemi legati al mercato immobiliare e al turismo a Barcellona sono ben lontani dall’essere risolti e alcune misure si stanno ritorcendo contro Colau. La costruzione della superilla dell’Eixemple, ad esempio, ha fatto aumentare i prezzi delle case e degli affitti, allertando gli abitanti della zona: un caso di gentrificazione da manuale, insomma.
Nelle ultime settimane, anche i suoi avversarsi politici le si sono schierati nettamente contro. Sia Ernest Marangall di ERC (sinistra indipendentista) che Xavier Trias di Junts per Catalunya (centrodestra indipendentista) hanno affermato che in nessun caso governeranno con Colau. L’unica strada aperta rimane la coalizione con Jaume Collboni del Partito socialista, lo stesso che a gennaio ha piantato in asso Colau per concentrarsi sulla sua candidatura.
Per Pedro Sánchez, eleggere un sindaco socialista e strappare Barcellona agli indipendentisti (e a Colau) sarebbe il finale perfetto per il percorso di riavvicinamento tra la Catalogna e il governo centrale che è iniziato nel 2019.
Ayuso può usare tutte le armi di distrazione di massa che vuole: fino a fine maggio, gli occhi del Partito socialista sono su Barcellona.
🗞️ Cuéntame cómo pasó
Venerdì scorso, il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato una nuova legge sulla casa. Era una delle priorità della coalizione al governo fin dal 2019 e prevede, tra le altre cose, un limite all’aumento degli affitti. Ora manca solo l’approvazione del Senato.
In Portogallo è iniziata una nuova crisi di governo (o forse quella di prima non è mai finita). Si è tornato a parlare dello scandalo legato alla buonuscita di mezzo milione di euro dalla compagnia aerea statale TAP garantita all’ex-segretaria del Tesoro Alexandra Reis. Oltre a Reis, negli ultimi mesi si è dimesso il ministro delle Infrastrutture Pedro Nuno Santos e ora forse tocca a anche al nuovo ministro delle Infrastrutture João Galamba.
Nei giorni scorsi molti giornali hanno diffuso la notizia che il re emerito Juan Carlos I avrebbe avuto una figlia illegittima. La donna in questione ha smentito la notizia, idem il re.
Questo martedì, il movimento per il clima “Fim ao Fóssil: Ocupa!” ha occupato una scuola secondaria di Lisbona. Nei prossimi giorni occuperanno anche tre facoltà dell’università di Lisbona e una di quella di Porto.
Dal 25 aprile in poi, in Spagna le temperature sono aumentate molto, arrivando fino ai 38 gradi in Andalusia e aggravando la siccità già in corso.
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Roberta