Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
Sono tornata dalla mia Semana Santa portoghese e ho scoperto che siamo quasi 300: grazie di cuore!
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Nella newsletter di questo venerdì trovi:
migliaia di agricoltori spagnoli arrabbiatissimi (e il motivo per cui lo sono);
una breve rassegna stampa su cosa è successo in Spagna e Portogallo nelle ultime settimane;
un’illustrazione della vignettista di El País, Flavita Banana.
Iniziamo!
La guerra dei fiumi
Lo scorso settembre, migliaia di agricoltori spagnoli sono scesi in strada, a piedi o sui loro trattori, per protestare contro il rilascio di 868 ettometri cubici di acqua verso il Portogallo.
Già, perché a questo punto devo proprio dirtelo: in questa newsletter, Spagna e Portogallo coesistono pacificamente, ma nella realtà non è sempre così.
Esiste una rivalità storica tra questi due Paesi, legata in particolare ai numerosi tentativi di dominazione spagnola nei confronti del Portogallo.
Ma nella newsletter di questo venerdì non voglio parlarti di storia, ma di clima.
Lo scorso settembre, gli agricoltori spagnoli protestavano per l’ennesimo caso di cattiva gestione dell’acqua del Duero, uno dei cinque fiumi che nascono in Spagna e attraversano il Portogallo per sfociare nell’Oceano Atlantico (gli altri sono il Miño, il Limia, il Tago e la Guadiana).
Ma come è possibile “gestire” l’acqua di un fiume e, soprattutto, cosa vuol dire farlo male?
Una scorciatoia diplomatica
Per capirlo meglio, dobbiamo fare due passi indietro. Il primo è nel 1998, anno della firma della Convenzione di Albufeira, il trattato che obbliga la Spagna a garantire 2,700 ettometri cubici di acqua all’anno al vicino Portogallo.
Il secondo ci porta al 2018, quando la Convenzione viene aggiornata e si stabilisce che il 37% dell’acqua dev’essere inviata ogni tre mesi, mentre il resto potrà essere gestito dalle imprese idroelettriche spagnole a loro piacimento.
A causa dell’aumento dei periodi di siccità, la Spagna ha cominciato a prendere il trattato sempre più alla lettera, aspettando fino all’ultimo giorno utile per inviare al Portogallo la quota di acqua che gli spetta.
Quel giorno è il 30 settembre, la fine del cosiddetto anno idrologico. Da lì, le proteste degli agricoltori spagnoli, che improvvisamente avrebbero avuto molta meno acqua per irrigare i loro campi.
Ma le conseguenze di questa scorciatoia diplomatica non colpiscono solo loro.
“Le acque che sono conservate negli invasi spagnoli tendono a dare vita a organismi che danneggiano gli ecosistemi. Dal lato portoghese, gli ecosistemi fluviali vivono periodi in cui praticamente non c’è acqua”, spiega Sara Correia, project officer dell’associazione ambientalista portoghese ZERO.
In questi periodi, in Portogallo mantenere gli ecosistemi acquatici naturali, l’allevamento di pesci di fiume e garantire il rifornimento di acqua alle abitazioni e ai campi diventa sempre più difficile, se non impossibile.
“Questa cattiva gestione dell’acqua è diventata più evidente nel 2019 nel caso del Tago e nel 2022 in quello del Duero, e ha avuto una grande eco nei media”, precisa Correia.
“Ma i periodi di siccità non sono una novità, sono già avvenuti in passato e a causa della crisi climatica tenderanno solo a peggiorare, così come il conflitto tra i due Paesi”, aggiunge.
E qui tornano in campo la diplomazia e la rivalità di cui ti parlavo prima.
Il coltello dalla parte del manico
“Il Portogallo si è rifiutato di rivedere la distribuzione dei volumi d’acqua che arrivano dalla Spagna durante l’anno per paura di uscirne peggio di prima, dato che si ha la percezione che la Spagna abbia ‘il coltello dalla parte del manico’ e che il Portogallo dovrà sottostare alle impostazioni del vicino”, spiega Correia.
Ed è vero: nella diplomazia le percezioni sono importanti. Ma non sono tutto.
“Secondo la direttiva sull’acqua dell’Unione Europea, mantenere in buono stato i bacini d’acqua è una responsabilità che i due Paesi condividono, quindi il Portogallo potrebbe sempre ricorrere all’Unione nel caso in cui la Spagna decidesse di ridurre ulteriormente i volumi da inviare”, conclude l’esperta.
Dopo le proteste dello scorso settembre, Spagna e Portogallo hanno annunciato che avrebbero aumentato i loro sforzi congiunti, senza alludere a una revisione della Convenzione di Albufeira.
A meno di sei mesi dalla fine del prossimo anno idrologico e a poche settimane dall’inizio dell’estate, i risultati non si sono ancora visti.
E in Italia?
È passato quasi un anno da un’altra guerra dell’acqua, quella tra Trentino e Veneto.
Nel frattempo, i furti di acqua sono in aumento, soprattutto al Nord, l’area più colpita dalla siccità in Italia.
A breve scopriremo anche chi sarà il primo (o la prima) Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica.
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