La prima casa di riposo per anziani LGBTQIA+ del Sud Europa
Sarà a Madrid e ho intervistato il suo fondatore, Federico Armenteros
Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
Scrivere l’intervista che leggerai tra poco è uno dei motivi che mi ha spinto a creare questa newsletter. È il risultato di un lavoro di ricerca e studio lungo quasi due anni. Spero ti ossessioni tanto quanto ha ossessionato me!
(Si parla anche di suicidio: se è un tema che ti tocca da vicino, salta il primo paragrafo e inizia da “Doppiamente invisibili”).
Nella newsletter di questo venerdì trovi anche:
una breve rassegna stampa su cosa è successo in Spagna e Portogallo negli ultimi giorni;
un’illustrazione dell’artista spagnola Precariada che mi fa troppo ridere.
Iniziamo!
La prima casa di riposo per anziani LGBTQIA+ del Sud Europa
“Tredici anni fa lavoravo come educatore in una Ong insieme a Boti García Rodrigo, che oggi si occupa di tutela della diversità sessuale e dei diritti LGTBI per il Ministero dell’Uguaglianza. È stata lei a mettermi la pulce nell’orecchio, a dirmi che avrei dovuto iniziare a interessarmi agli anziani LGBT+”, mi racconta su Meet Federico Armenteros, l’unica persona che abbia conosciuto finora ad arrivare in anticipo a una videochiamata.
“All’inizio non l’ho presa molto bene”, scherza. “Avevo 40 anni, avevo appena fatto coming out, ero nel pieno della mia ‘adolescenza gay’ e Boti mi diceva che dovevo già pensare alla vecchiaia”.
In poco tempo, due episodi gli fanno cambiare idea. “Alcuni amici gay con più anni di me mi hanno raccontato che si sarebbero suicidati prima di diventare vecchi. Non avevano nessuna intenzione di tornare nell’armadio, per così dire: il loro piano era fare un’overdose di insulina e andare in coma diabetico”.
“Pochi mesi dopo ero a Gran Canaria e mi è capitato di vedere un anziano camminare con il girello in spiaggia. Mi sono avvicinato, ho capito che era tedesco e che era lì completamente da solo. Da lì ho iniziato a pensare alle differenze culturali che ci separano dal Nord Europa, dove le persone anziane sono educate all’indipendenza. Noi invece nel Sud Europa facciamo il contrario: educhiamo le persone anziane alla dipendenza”.
Questi due episodi convincono Armenteros a creare la Fundación 26 de Diciembre, la prima associazione spagnola a occuparsi esclusivamente della tutela degli anziani LGBT+.
L’associazione prende il suo nome dal giorno del 1978 in cui il governo spagnolo ha riformato la Ley 16/1970 sobre Peligrosidad y Rehabilitación Social, una legge approvata dal regime franchista che considerava le persone LGBT+ come un pericolo per la società e le puniva di conseguenza.
Come ricorda il sito dell’associazione, “mentre questa legge era in vigore, molte persone della comunità LGBT+ sono state ingiustamente imprigionate, torturate, maltrattate, perseguitate, offese o sottoposte a elettroshock”.
Doppiamente invisibili
“Secondo le nostre stime, in Spagna le persone LGBT+ con più di 65 anni sono quasi un milione: un bel gruppetto, no?”, mi dice Armenteros.
“Tuttavia, a causa della legge sulla protezione dei dati, non abbiamo statistiche affidabili. In una società dove il dato è potere, essere inclusivi vuol dire contarci, darci visibilità”, aggiunge.
Per spiegarmi quali sono i problemi più comuni degli anziani LGBT+, Armenteros usa un’espressione che, nella sua tristezza, mi sembra bellissima: soledad no deseada, ovvero solitudine indesiderata.
“Siamo soli, perché non abbiamo spazi dove socializzare, dove altre persone ci capiscano e ci aiutino.
Siamo malati, perché la discriminazione ci ha portato a sviluppare varie forme di malattia mentale, come la depressione o la schizofrenia.
Siamo poveri, perché non abbiamo maturato una pensione. Ci hanno sbattuti fuori di casa, abbiamo vissuto per strada, alcuni di noi sono finiti in carcere per colpa della legge 16/1970. Molti altri hanno lavorato in nero”, spiega Armenteros.
Secondo i dati dell’associazione, infatti, il 67% degli anziani LGBT+ riceve un assegno sociale di circa 500 euro al mese e si trova senza via d’uscita dalla povertà.
“Gli anziani LGBT+ di oggi hanno vissuto il franchismo, durante il quale ci si incontrava in luoghi nascosti e ci si presentava con un soprannome, per proteggere la nostra identità e quella dei nostri partner in caso fossimo stati scoperti”, spiega Armenteros.
“Per le persone lesbiche, la situazione era diversa: l’omosessualità femminile non esisteva per il regime, e per questo motivo sono riuscite a creare una rete. Allo stesso tempo, si sono chiuse in loro stesse, creando un piccolo ghetto che però le ha rese invisibili a lungo”.
Ancora oggi, molte persone anziane LGBT+ continuano ad avere paura dello Stato. “Paura dei servizi sociali, paura di essere presi in giro. L’AIDS ci ha resi ancora più vulnerabili, vittime dello stigma della malattia”, racconta Armenteros.
Ma la colpa non è tutta dello Stato. “Lo stesso movimento LGBT+ non ha mai pensato e ancora oggi non pensa ai suoi membri più anziani. Siamo caduti nella trappola del capitalismo, nell’illusione dell’eterna giovinezza”.
Per Josete
Per fare uscire gli anziani LGBT+ da questa doppia invisibilità, causata sia dalla politica che dal movimento, la Fundación 26 de Diciembre offre assistenza domiciliare, case rifugio per persone a rischio di esclusione sociale, aiuto alle persone trans* alla ricerca di lavoro, sostegno psicologico e legale e numerose attività di socializzazione per favorire l’invecchiamento attivo a circa 800 persone ogni anno.
A tutte queste iniziative, nel 2018 si è aggiunta la più ambiziosa: la prima casa di riposo per anziani LGBT+ del Paese (e dell’intero Sud Europa).
“Il co-housing è per chi se lo può permettere. Noi volevamo costruire una casa di riposo pubblica, con i fondi della regione, che potesse aiutare le persone anziane a essere protagoniste delle proprie vite”, precisa Armenteros, riferendosi a due iniziative di co-housing per anziani LGBT+ pioniere in Europa: il Lebensort Vielfalt a Berlino e De Roze Hallen ad Amsterdam, entrambe realizzate con fondi privati.
“La Comunidad de Madrid ci ha dato un edificio da ristrutturare e 2 milioni di euro per farlo. I soldi non sono arrivati tutti subito: prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina e l’inflazione hanno ritardato l’arrivo dei fondi. Ora ci siamo quasi: a inizio dell'anno prossimo inaugureremo la casa di riposo Josete Massa, un edificio di quattro piani che potrà ospitare 62 persone. Al suo interno ospiterà anche un ristorante e centro diurno che organizzerà attività alle quali chiunque potrà partecipare”, racconta Armenteros.
“Abbiamo messo un’enorme vetrata al pianterreno per dire: guardateci, siamo qui. Esistiamo anche noi”, precisa, prima di rispondere alla domanda più banale che potesse venirmi in mente: ma chi è Josete Massa?
“Josete Massa è stata la prima persona che abbiamo aiutato con il nostro servizio di assistenza domiciliare nel 2013. Siamo stati al suo fianco fino all’ultimo. Quando gli ho detto che la casa di riposo avrebbe avuto il suo nome, lui ha ribattuto: ‘ma io non sono nessuno’. In realtà, è grazie alle persone dimenticate dalla storia come lui che oggi siamo dove siamo. Con noi, il suo ricordo non morirà mai”.
E in Italia?
Dal 2017, l’associazione Agapanto offre assistenza agli anziani LGBT+ e si impegna per trovare un modo per costruire a Roma una struttura simile alla Residencia Josete Massa, anche se la strada è ancora molto lunga.
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🗞️ Cuéntame cómo pasó
Inizio dalla mia storia preferita, quella più assurda: l’ex-dirigente del Partito Comunista spagnolo Ramón Tamames è stato scelto dal partito di ultradestra Vox per pronunciare un discorso durante la discussione della seconda mozione di censura al governo di Pedro Sánchez. eldiario.es ha ottenuto in anticipo una copia del discorso, che Tamames terrà comunque il 21 marzo. “Così lo capiscono meglio, che se lo studino”, ha commentato.
In Portogallo si continua a discutere sul pacchetto di misure pensate per risolvere la crisi abitativa, ma le cose non vanno benissimo. “È bello fare leggi, ma poi queste leggi non si applicano”, ha commentato il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, che forse ha letto la mia newsletter di due settimane fa.
Mentre a Parigi le strade sono piene di spazzatura e gli scioperi non accennano a fermarsi, in Spagna il Consiglio dei ministri ha approvato con il sostegno dei sindacati la riforma delle pensioni (che però ora deve passare al Congresso).
Il Primeiro Comando da Capital, la più temuta organizzazione criminale brasiliana, sta iniziando a espandere i suoi traffici di cocaina anche in Europa. Per ora, le cellule più attive si trovano in Portogallo.
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“Il lato peggiore dell’essermi lasciata con Manolo è che lui aveva sempre sticker bellissimi”.
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A venerdì,
Roberta