Dalla parte di chi legge
Intervista a Soledad Alcaide, difensora dei diritti dei lettori e delle lettrici del giornale spagnolo El País
Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
Una piccola novità, prima di iniziare: da oggi Ibérica è alla ricerca di sponsor. Trovi più dettagli qui.
E ora, iniziamo!
Dalla parte di chi legge
"L'ombudsman è una figura presente nei giornali per garantire i diritti di chi li legge".
Così El País spiegava nel 1985 la decisione di delegare per la prima volta a uno dei suoi giornalisti il difficile compito rispondere ai dubbi e alle lamentele dei lettori.
Con questa decisione, è diventato il primo giornale di lingua spagnola ad avere un defensor del lector e, più in generale, uno dei 29 giornali al mondo ad averne uno.
Oggi la situazione è cambiata molto: ci sono sempre più ombudsmen e ombudswomen nelle redazioni (almeno 74 in 25 Paesi, secondo l’Organization of News Ombudsmen & Standards Editors), anche se alcune figure storiche sono sparite.
È il caso degli e delle public editor (sinonimo di ombudsman) di alcuni grandi giornali statunitensi, come il New York Times e il Washington Post, che sostengono che nell'era di Internet tutti i giornalisti e le giornaliste debbano occuparsi del loro pubblico.
È anche il caso di Anna Masera, prima e ultima public editor italiana tra il 2016 e il 2021: qui la sua lettera di addio ai lettori de La Stampa.
Allo stesso tempo, il lavoro dell’ombudsman è diventato sempre più complesso: i giornali non si leggono più (solo) su carta: si sfogliano online, si ascoltano, si ricevono direttamente nella casella di posta.
Lo spiega bene Soledad Alcaide, difensora dei diritti dei lettori di El País da gennaio 2023, in questa intervista per Ibérica:
Ciao Soledad, com’è la tua giornata tipo (se ne hai una)?
Le mie giornate iniziano al mattino presto con la lettura dell’edizione web del giornale. Un paio d'ore dopo leggo quella cartacea e tutti i pezzi che mi sono sfuggiti durante la prima lettura, con più calma.
Poi controllo le e-mail e WhatsApp. Il numero di messaggi che ricevo ogni giorno cambia molto, così come il loro contenuto. È difficile anche descrivere con precisione quali sono le caratteristiche di chi mi scrive: quasi nessuno mi dice che lavoro fa o quanti anni ha. Molto spesso si tratta però di lettori molto legati al giornale e che lo leggono da molto tempo, quindi è possibile dedurre la loro età. Ma non è detto.
Passo gran parte delle mie giornate a parlare con redattori e redattrici degli articoli che sono stati pubblicati e sono in contatto quasi costante con chi si occupa di prodotto o degli abbonamenti.
Sono queste conversazioni e quelle che intrattengo con i lettori a farmi venire idee su cosa scrivere nella mia rubrica. A volte è una scelta quasi ovvia, dato l’interesse del pubblico per un argomento, altre volte non lo è per nulla.
Pensi che il tuo ruolo sia ancora più importante e complesso oggi, in un momento di crescente disintermediazione dell'informazione?
Oggi non è né più né meno importante di prima: credo che, almeno per El País, non abbia mai smesso di esserlo.
Quella del defensor del lector è infatti una figura che indubbiamente aiuta a migliorare un giornale, perché non solo ci costringe a riflettere sulla professione da un altro punto di vista, ma anche a spiegare come funziona il giornalismo e quali sono le sue regole.
Di certo, il ruolo è più complesso, perché da molti anni questo il mio non è solo un giornale di carta che viene prodotto in orari precisi, ma un media digitale che lavora 24 ore su 24 grazie a redazioni in due continenti e che oltre a testi scritti produce anche prodotti audio e video.
Sei defensora del lector da più di un anno: cosa ha imparato finora?
Ho imparato che, come nella mia “vita precedente” da reporter, ogni dettaglio va verificato.
A volte ricevo lamentele da parte dei lettori su cose che non sono mai state pubblicate su questo giornale. Per ogni messaggio devo quindi fare una piccola inchiesta per capire se quel che mi scrivono è stato davvero pubblicato da noi e in che modo. A volte si tratta di errori che sono già stati corretti o invece di scelte che sono il risultato di lunghi dibattiti interni.
Dietro a ogni decisione c’è quasi sempre una storia che è meglio conoscere prima di dare la prima risposta ovvia che mi viene in mente. E i lettori apprezzano molto quando mi impegno a raccontarla.
Qual è stato l’articolo più difficile che hai scritto finora?
Questo è un lavoro in cui devi costantemente fare i conti con il fatto che c'è qualcuno che ce l'ha con te: un lettore che non è d'accordo con qualcosa che è stato fatto o un redattore che sente che il suo lavoro è sotto esame.
Per questo, l’articolo più difficile è sempre quello che sto per scrivere.
Con quelli che ho già scritto, ho già scontentato qualcuno. Con quello che sto per scrivere, non ancora.
Per approfondire:
Qualche riflessione di Alcaide su come raccontare i casi di molestie sessuali, sul rapporto tra intelligenza artificiale e giornalismo e sullo spagnolo come lingua globale.
Anche il Portogallo ha i suoi public editor: Ana Sousa Dias e Ana Isabel Reis a RTP e Jose Lemos a Público.
📬 Ti hanno inoltrato questa mail?
Se non l’hai ancora fatto, iscriviti a Ibérica: esce una volta a settimana e dentro trovi pezzi di approfondimento, rassegne stampa e contenuti selezionati da Spagna e Portogallo.
P.S. Se Ibérica ti finisce in spam, spostala nella sezione principale della tua casella mail in modo che Gmail capisca che ti interessa leggerla!
🗞️ Cuéntame cómo pasó
Mercoledì sera, il Presidente della Repubblica portoghese ha incaricato il leader del centrodestra Luís Montenegro di formare un nuovo governo: presenterà il suo esecutivo venerdì prossimo. Nel frattempo, sono stati contati i voti dei cittadini portoghesi residenti all’estero: due seggi in più a Chega (estrema destra), uno al PS (centrosinistra) e uno al PSD (centrodestra).
Il Congresso spagnolo ha approvato la legge di amnistia che metterà fine ai processi in atto e annullerà le condanne emesse nei confronti di politici e attivisti indipendentisti tra il 2011 e il 2023. Ora la misura andrà al Senato (dove l’opposizione è in maggioranza) che molto probabilmente prima ritarderà la votazione e poi boccerà la legge, che infine tornerà per l’ultimo voto al Congresso.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha annunciato che riconoscerà lo Stato palestinese entro la fine della legislatura (se tutto va bene, quindi, entro il 2027). Il parlamento spagnolo aveva già approvato la misura nel 2014, quando al governo c’era il centrodestra. Oltre alla Spagna, anche il Belgio, l’Irlanda e il Lussemburgo vorrebbero fare lo stesso, mentre la Svezia l’ha già fatto, sempre nel 2014.
In Catalogna ci saranno elezioni regionali anticipate: il governo di minoranza di Esquerda Republicana (ERC) non è riuscito a far approvare la legge di bilancio, soprattutto a causa del mancato sostegno del partito socialista (PSC). In Spagna si voterà quindi 3 volte da qui all’estate: il 21 aprile nei Paesi Baschi, il 12 maggio in Catalogna e il 6 di giugno per le europee.
Sempre in Catalogna, da inizio mese in farmacia assorbenti, coppette e mutande mestruali riutilizzabili sono gratis: è il risultato di una misura approvata dal governo regionale per combattere la povertà mestruale.
Giovedì 14 marzo, centinaia di giornalisti portoghesi sono scesi in strada per chiedere condizioni di lavoro migliori: è stato il primo sciopero nazionale degli ultimi quarant’anni. Hanno partecipato giornalisti di 64 redazioni diverse, soprattutto quelli di Visão, Jornal de Notícias e Público.
OpenAI ha stretto un accordo con Prisa Media (gruppo editoriale che possiede, tra altri giornali, El País e Le Monde) per fornire a ChatGPT contenuti di qualità in spagnolo e francese.
Cestini a Barcellona essere come:
(“Butta via qui il tuo maschilismo”).
👋 È tutto per oggi!
Se aspetti con entusiasmo che Ibérica arrivi nella tua inbox, aiutami a farla conoscere a più persone inoltrando questa mail o sostenendo il mio lavoro con una donazione.
Ibérica è infatti un progetto indipendente: il tuo sostegno è fondamentale per permettermi di dedicare sempre più tempo e risorse per scoprire e raccontare storie uniche da Spagna e Portogallo.
A venerdì,
Roberta
Non conoscevo la figura dell'ombudsman/ombudswoman, che interessante! Forse la conoscerai già e non so se ti possa servire per il tuo progetto di sponsorship, ma ti segnalo una newsletter spagnola gratuita che seguo da circa 5 anni: https://kloshletter.com/. È fatta davvero molto bene!