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Storia di chi fugge e chi resta ora che il Portogallo ha eliminato le agevolazioni fiscali per i residenti stranieri
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“Molti miei amici stanno valutando l’Albania, ma non mi convince, visto che non fa parte dell’Unione Europea.
Preferirei la Slovacchia o la Grecia, ma non ho ancora le idee chiare. Una cosa è certa: non tornerò in Italia”, ha spiegato a l’Expresso Paola, una pensionata italiana che vive in Portogallo da cinque anni.
È in buona compagnia: nel 2022, erano più di 74mila le persone straniere che vivevano in Portogallo per almeno sei mesi l’anno (chiamati “residenti non abituali”) e che godevano di regimi fiscali vantaggiosi.
Di queste, circa 10mila erano pensionati, soprattutto da Italia, Francia e Regno Unito.
Dall’1 gennaio 2024, però, le cose sono cambiate. E non tutti, come Paola, pensano di restare.
Il Portogallo non è sempre stato una delle mete più ricercate dai nomadi fiscali, ovvero le persone che scelgono di spostare la propria residenza in alcuni Paesi per pagare meno tasse: lo è diventato nel 2009.
Durante la crisi finanziaria, permettere ai nuovi residenti di non pagare le tasse per 10 anni è sembrata la soluzione ideale per attirare stranieri qualificati o benestanti (o entrambi!), capaci di risollevare l’economia locale.
Nel frattempo, le cose sono cambiate, e di molto: grazie al turismo e all’export, il Portogallo è ripartito.
Di conseguenza, misure come quella per i residenti non abituali o il regime dei golden visa oggi non servono più.
Anzi, peggiorano la situazione, dato che a causa dell’arrivo di turisti, nomadi digitali e residenti benestanti, i prezzi delle case e degli affitti sono aumentati, e di molto.
L’ex primo ministro António Costa se n’è accorto e ha cercato di correggere il tiro: dal 2019 ha imposto il 10% di tasse per chi è in pensione e 20% per chi lavora e a inizio 2023 ha interrotto l’emissione dei golden visa.
Infine, lo scorso novembre, il parlamento portoghese ha eliminato le agevolazioni fiscali per i residenti non abituali (uniche eccezioni: startup e professionisti che si occupano di ricerca scientifica e innovazione).
“Chi si è già trasferito non ha nessun motivo di lasciare il Paese, e chi stava pensando di farlo è riuscito ad accelerare il processo”, mi ha spiegato Adriana Camilleri, consulente immobiliare e vicepresidente di COMITES Portogallo, il comitato che rappresenta gli italiani in Portogallo.
“Il Portogallo non è stato considerato interessante solo per via delle agevolazioni fiscali, quindi prevedo che gli italiani di tante categorie, forse meno pensionati, continueranno ad arrivare o resteranno in questo Paese”, ha aggiunto Camilleri.
I numeri le danno ragione: tra il 2009 e il 2019, il 59% dei residenti stranieri sono rimasti in Portogallo anche dopo la fine dei 10 anni di esenzione dalle tasse.
Per i nomadi fiscali più convinti, come Paola, tuttavia, la corsa alla nuova destinazione fiscalmente generosa è già iniziata.
Sia per chi va che per chi resta, è la fine di un’era: quella dell’ex premier António Costa e delle riforme - con il senno di poi, abbastanza spericolate - che hanno portato al miracolo economico portoghese.
E anche, l’inizio di un’altra: quella delle misure per ridurre le ingiustizie fiscali e far tornare il Portogallo un posto più vivibile. Per la popolazione portoghese, prima di tutto.
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