A secco
Cosa possiamo imparare da Barcellona, la prima grande città dell’Europa del Sud a essere colpita da una grave siccità
Ciao!
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Ti scrivo per la prima volta da Barcellona, dove mi sono trasferita quasi due settimane fa.
(Ah, grazie a tutte le persone che si sono iscritte nelle ultime due settimane mentre ero in pausa per il trasloco. Ci divertiremo insieme).
Iniziamo!
A secco
Ai piedi della collina di Montjuïc, gruppi di turisti e scolaresche si fotografano davanti a un’enorme fontana spenta: sanno che sarà l’unica immagine che si porteranno a casa della famosa Font Màgica di Barcellona, conosciuta per il suo spettacolo serale di musica, luci e colori.
A pochi metri di distanza, un cartello li avvisa infatti che la fontana rimarrà spenta a tempo indeterminato a causa della grave siccità che sta colpendo circa duecentotrenta comuni catalani, compresa tutta l’area metropolitana di Barcellona.
Inizia così il reportage che ho scritto la settimana scorsa per Linkiesta sull’impatto della siccità sul turismo a Barcellona.
Puoi leggerlo qui, ma spoiler: nel piano anti-siccità della regione la parola “turismo” non appare neanche una volta e le uniche restrizioni che lo riguardano sono indirette.
Talmente indirette che alcune persone arrivano in Catalogna senza neanche sapere che c’è, la siccità.
“Le restrizioni attuali sono ingiuste, perché colpiscono in maniera indistinta”
mi ha spiegato Dante Maschio, project manager dell’Ong Engineering without borders e coordinatore della campagna #NoEnRaja, il cui nome viene dal proverbio catalano d’on no n’hi ha, no en raja, ovvero: non si può prendere da dove non c’è.
Sostenuta da quaranta associazioni locali, la campagna chiede alla regione di ripensare il modello di gestione dell’acqua a favore di una riduzione progressiva dei consumi che interessi soprattutto i settori che ne utilizzano di più, come il turismo, appunto, ma anche l’agricoltura intensiva e l’allevamento.
Facendo ricerca per scrivere il reportage ho scoperto un paio di altre cose interessanti che voglio condividere con te oggi per approfondire il discorso sulla siccità.
In Catalogna ci sono più maiali che persone
E non solo: dal 1997 al 2021, l’allevamento di maiali è aumentato del 58%, a scapito di quello di altri animali.
Sappiamo che l’allevamento intensivo consuma moltissima acqua, ma non è l’unico problema.
Più della metà delle riserse di acqua sotterranee sono inquinate, soprattutto a causa delle sostanze contenute nelle urine e nelle feci dei maiali.
Il 65% della frutta prodotta nella regione finisce all’estero
Ma occhio: a produrla non sono soprattutto piccoli agricoltori, ma grandi aziende agricole, il cui numero negli ultimi trent’anni è più che raddoppiato.
E qui torniamo alle restrizioni ingiuste di cui parlava Dante: non esiste differenza infatti tra le piccole fattorie a conduzione familiare o le grandi industrie che producono ed esportano frutta o carne di maiale.
Tutti gli agricoltori devono consumare l’80% d’acqua in meno, e tutti gli allevatori il 50%.
Futuro prossimo
A inizio febbraio, l’80% della Catalogna è entrata nella prima fase di emergenza e ci resterà per almeno 15 mesi.
Per questo periodo, il consumo di acqua a persona sarà limitato a 200 litri al giorno. Nei comuni in cui il limite verrà superato, la pressione dell’acqua inizierà a scendere.
Nel frattempo, i porti di Barcellona e Tarragona si stanno preparando per ricevere le navi cisterne provenienti dall’impianto di desalinizzazione di Valencia (anche se la Comunità Valenciana non è che sia messa molto meglio).
Vada come vada, Barcellona è già la prima grande città dell’Europa del Sud a essere colpita da una siccità così grave.
Un destino che molte città italiane farebbero bene a osservare da vicino per trarre lezioni utili, da utilizzare in un futuro non troppo lontano.
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Una rassegna stampa più lunga del solito, come parte dei lettori e delle lettrici di Ibérica mi hanno suggerito di fare in questo sondaggio (che puoi compilare anche tu!):
In Portogallo sono iniziati i dibattiti dei candidati alle elezioni politiche del 10 marzo. Nel frattempo, continuano le proteste dei poliziotti, che da quasi due mesi chiedono un aumento degli stipendi e maggiore riconoscimento dalla società. Il movimento si sta radicalizzando, al punto che alcuni sindacalisti non escludono che i poliziotti arrivino a boicottare le elezioni.
Tre donne hanno accusato il regista spagnolo Carlos Vermut di violenza sessuale. Le loro testimonianze sono state raccolte e confermate da El País in un’inchiesta che ha già avuto numerose conseguenze: il ministero della Cultura ha creato un’unità di ascolto e prevenzione della violenza di genere nel settore culturale e un altro regista, Armando Ravelo, si è ritirato dal cinema e dalla vita pubblica dopo essere stato accusato di molestie nei confronti di donne e minori.
Si è parlato molto del caso anche durante la cerimonia dei Premios Goya di quest’anno, gli Oscar spagnoli (durante la quale il film La società della neve si è portato a casa ben 12 statuette).
È iniziato il processo a Dani Alves, il calciatore del Barcellona accusato di aver stuprato una ragazza in una discoteca nel 2022. È il primo procedimento penale dopo l’approvazione della legge di garanzia della libertà sessuale, la riforma che nel 2022 aveva provocato una grande crisi nel governo e tra i movimenti femministi (ne avevamo parlato qui).
Chiudo con qualche dato positivo sull’economia spagnola: nel 2023 sono stati creati 784mila nuovi posti di lavoro, quasi il triplo rispetto al 2022, mentre il tasso di disoccupazione (11,76%) è stato il più basso dal 2008. L’economia è cresciuta del 2,5%, al di sopra delle aspettative.
E uno non troppo positivo dal Portogallo: nel 2022 circa 60mila cittadini hanno lasciato il Paese. La maggior parte si è trasferita in Svizzera, Spagna e Regno Unito.
Una foto del bacino di Sau, in provincia di Barcellona, che da qualche anno sta vivendo una nuova vita come meta di turismo climatico (qualsiasi cosa voglia dire).
È tutto per oggi!
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A venerdì,
Roberta