Ciao!
Questa è Ibérica – Una finestra sull’altra penisola, la newsletter che una volta a settimana ti porta in Spagna e Portogallo, senza bisogno di prendere l’aereo.
Una delle regole non scritte di questa newsletter è sempre stata: non parlare di calcio.
Il motivo è semplice: di calciatori spagnoli e portoghesi in Italia si parla già tantissimo.
La newsletter di oggi è un’eccezione: di calcio femminile, infatti, si parla ancora molto poco, se non in occasione di grandi risultati e grandi polemiche.
È il caso della vittoria della Spagna ai mondiali di calcio femminile e il bacio non consensuale dato dal presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales alla giocatrice Jenni Hermoso.
Per raccontare invece come la Nazionale femminile spagnola è arrivata fin qui, ho chiesto aiuto all’autrice Elena Marinelli, che scrive principalmente di libri e sport (la trovi su Instagram qui).
Iniziamo!
Campeonas
L’intervista a Elena è stata editata e condensata per motivi di stile e brevità del testo.
La Spagna era una squadra sulla soglia.
Nessuno poteva prevedere la vittoria, ma non si poteva fare a meno di considerarla tra le papabili.
A fare la differenza è stato il modo in cui la squadra è riuscita a stringersi attorno all'obiettivo - che magari non era esattamente vincere, ma di certo era di arrivare a superare il risultato degli ottavi di finale del Mondiale 2019 - e lo ha perseguito con una determinazione eccezionale.
La vittoria è diventata possibile partita dopo partita e in molti dopo il 4-0 subito contro il Giappone nella fase a gironi si erano detti increduli che potesse continuare tanto bene come aveva iniziato: i presunti problemi di spogliatoio, di stanchezza, di intenti si erano fatti vivi. Probabilmente questo ha portato invece nella squadra una stretta ancora più forte.
Il risultato della Spagna arriva anche da una crescita oggettiva sia della qualità del movimento del calcio femminile spagnolo che nella progettualità attorno a tutto il movimento, dalle sezioni giovanili (la nazionale Under-19 è Campione d'Europa in carica e l'Under-17 è stata finalista) a quelle delle prime squadre.della Liga F (o Primera División de la Liga de Fútbol Femenino, che è il campionato principale spagnolo).
La progettualità è fondamentale per la crescita o meglio: quando la progettualità è fondante della crescita (perché è una scelta precisa) i risultati si ottengono inevitabilmente con gli anni (sì: bisogna aspettare pazienti) ma non si costruisce un villaggio di case sparute, bensì un villaggio armonico che comincia a funzionare perché risolve dei problemi, crea le condizioni per far nascere nuove atlete e nuove realtà sportive, crea lavoro e solidità economica.
Insomma, il percorso della Spagna non era certo, ma le premesse c'erano tutte.
L'unica cosa che poteva andare storta è che ciò che è successo durante lo scorso autunno - l'ammutinamento da parte di 15 calciatrici della Nazionale - potesse essere una questione irrisolta, una sorta di elefante nella stanza.
In parte lo è stato, ma la squadra intesa come gruppo di giocatrici è stata più forte di tutto il resto.
La Spagna B
Lo scorso settembre, infatti, 15 calciatrici della Nazionale, più qualcuna che in quel momento non era disponibile per infortunio o non giocava, si sono ammutinate: hanno rinunciato alla chiamata in Nazionale da parte dell’allenatore Jorge Vilda per incompatibilità profonda con certi modi tattici e certe pratiche di gestione del gruppo usate dallo staff tecnico, coach compreso che era stato descritto come psicologicamente abusivo.
Fino a fine primavera lo stallo ha prodotto una tensione fortissima tra Federazione di calcio e staff tecnico - uniti nel non cedere su nulla - e le giocatrici - decise a ottenere un cambiamento - finché non c'è stato il momento reale e pratico di pensare al Mondiale di Australia e Nuova Zelanda che si sarebbe giocato di lì a poche settimane.
Quasi tutte (e in progressione) rientrano in Nazionale e né sul campo né a bordo campo le cose sono cambiate di molto: per tutte e tre le settimane, a ogni vittoria della Spagna, si è andati alla ricerca di presunti attimi di distensione, ma Vilda si è spesso ritrovato da solo a esultare o con pochi e sparuti collaboratori.
A vittoria ottenuta, le calciatrici hanno puntato sul sacrificio e sullo sforzo (che forse, e questa è la mia opinione, non è stati solo di campo).
Jorge Vilda, invece, ha sottolineato i valori della squadra, la determinazione impiegata e ha ringraziato chi lo ha sostenuto: Luis Rubiales, il Presidente della Federazione spagnola di calcio che, presente alla finale, ha dato sfoggio della peggiore parte di sé in tribuna e quando sembrava che peggio ancora dovesse essere difficile, ha baciato in diretta mondiale la numero 10 Jenni Hermoso che in un momento successivo ha detto di non aver gradito.
Non credo che senza le calciatrici rientrate dall'ammutinamento, la Spagna B di Jorge Vilda avrebbe vinto questo Mondiale: possiamo dirlo oggi perché conosciamo la qualità alta che in media si è mostrata nelle fasi ad eliminazione diretta da parte delle formazioni.
Quella Spagna B probabilmente non avrebbe vinto e se è vero che il fronte politico della Federazione è unito e fermo, non esiste una vittoria, un successo, un qualsiasi momento di celebrazione senza chi lo mette in pratica e lo persegue sul campo.
Le calciatrici della Spagna hanno in mano un potere grande, in questo momento: hanno vinto loro o hanno vinto grazie a qualcun altro?
Forse sono vere entrambe le affermazioni, ma è vero anche che il successo dà la possibilità di cambiare le cose più facilmente.
Per approfondire:
Uno dei cambiamenti più attesi è già arrivato: il presidente della Federazione spagnola di calcio Luis Rubiales si dimetterà oggi (venerdì).
Tre calciatrici da tenere d’occhio: Catalina Thomas Coll Lluch (Cata Coll), Teresa Abelleira Dueñas e Salma Celeste Paralluelo Ayingon. “Per noi oggi sono nomi poco conosciuti, sono giovani d'età ma hanno già incontrato i campi più importanti e avuto la possibilità di scontrarsi con partite complicate e non è un caso che si siano integrate pienamente nel gruppo delle più titolate”, mi ha spiegato Elena.
Il penultimo episodio di Mondialcasa, il podcast sui Mondiali di calcio femminile di Ceretta.
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Para 👀
Ad agosto ho recuperato la serie Veneno, tratta dalla biografia di Cristina Ortiz Rodríguez, una delle prime donne a dare visibilità alla comunità trans in Spagna. Gli autori della serie sono Javier Ambrossi e Javier Calvo, gli stessi Paquita Salas (una garanzia, insomma).
Sul fronte portoghese, ho visto la docu-serie 100 Foot Wave, che racconta la trasformazione di Nazaré da paesino di pescatori e località di villeggiatura a capitale del surf in Europa. Ne riparleremo!
Cento anni fa moriva il pittore impressionista spagnolo Joaquín Sorolla. El País ha scelto di ricordarlo mettendo la macchina fotografica dove lui aveva messo il cavalletto.
Para 📖
Daniele Coltrinari, autore e lettore di Ibérica, mi ha inviato il suo libro Lisbona assurda speranza (Calboni edições), un romanzo che fotografa il modo la città è cambiata negli ultimi anni dal punto di vista di un expat italiano. Lo consiglio a chi vorrebbe conoscere meglio Lisbona e a chi è ossessionato dalla (turbo)gentrificazione, come me.
(Sempre meno) cartoline dalla Spagna.
La pigrizia è un desiderio di disobbedienza, una grammatica della rinuncia, una passione del corpo che ci sdraia e si rifiuta di seguire gli ordini dell’imprenditore presso noi stessi in cui ci siamo trasformati.
Para 🎧
La canzone con cui inizia Lisbona assurda speranza:
La playlist (?) creata dalla presidenza del Consiglio dell’Unione Europea (??) in occasione del semestre di turno della Spagna (???). (Però non è malaccio, dai).
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